domenica 30 ottobre 2011

Sandro Usai e Sisifo che puntella l'Italia

La mia motivazione è solo quella di ricordare un oscuro eroe dei nostri tempi e di lasciarne traccia elettronica, anche su questo blog. Così giustifico il ripetere cose che forse tutti sapete, leggendo del disastro nelle Cinque Terre e nella Lunigiana. Sandro Usai era un sardo di 38 anni, da dodici anni a Monterosso (La Spezia) dove si era ben integrato facendosi ligure. Il suo datore di lavoro nel ristorante dove lavorava e che era anche suo "capo", come coordinatore della locale Protezione civile, descrive l'attività incessante di Sandro che "arrotondava" con altri mestieri, per dire che "non faceva il volontario perché aveva tempo da perdere". Volontariato come vocazione profonda, il suo. Armato di tale vocazione, Sandro, alle prime avvisaglie del disastro, lascia la moglie che inutilmente cerca di trattenerlo e che riesce solo a farsi lasciare l'orologio (perché non si sporchi). Così, dopo avere salvato - riferiscono - innumerevoli vite, è travolto dal fango e muore. Sandro, sardo/ligure è fra gli italiani che testardamente ricuciono il Paese, con i suoi tanti idiomi, con i suoi tanti municipi. E' fra gli italiani che puntellano l'Italia che frana, letteralmente e metaforicamente. Come Angelo Vassallo che pagò con la vita la difesa del suo territorio. Come Libero Grassi che pagò lo stesso prezzo perché la sua sfida pubblica alla mafia ridestasse le coscienze. L'analogia con Sisifo è forse discutibile. * Allude a un sacrificio che pare continuamente vanificato. Talvolta metto l'accento sulla inanità del sacrificio. Poi mi dico che l'Italia, imbruttita dal cemento e franata, sarebbe orrenda e sepolta dalle colline abbandonate e franate, senza quei sacrifici. Venerdì scorso Carlo Petrini (la Repubblica) svolge una analisi impietosa di un modello di sviluppo (si fa per dire...) che negli ultimi dieci anni ha costruito quattro milioni di case, mentre si stima l'esistenza di cinque milioni e duecentomila case vuote. Analogo discorso per i capannoni industriali. ** Poi Petrini ci consola con la buona notizia della costituente Assemblea Nazionale del Forum dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio.*** E il Bene Comune appare la bandiera di movimenti diversi, di persone diverse che, dibattendo e facendo, come Sandro, si oppongono all'egoismo e all'apologia del privato e dell'incuria. "Il privato - osserva Petrini - non può privare il resto della comunità di qualcosa d'insostituibile e di non rinnovabile. Il privato non può privare." Da un lato - è il senso di un intervento di Michele Serra, lo stesso giorno, anche lui su la Repubblica - un fare inconsulto, dall'altro un non fare altrettanto distruttivo, l'abbandono delle colline e la mancata manutenzione di fiumi , canali e argini. Secondo il Presidente della Regione ligure, Claudio Burlando, il non fare sarebbe stato all'origine del disastro nelle Cinque Terre. Tutto lì - osserva Michele Serra - suggerisce la necessità della cura, dell'attenzione e della fatica. E conclude domandandosi: "Ma è una fatica che siamo ancora in grado di affrontare, non solo come classe dirigente, dico proprio come cultura diffusa, come idea corrente del nostro paese?" **** I Sisifo del nostro tempo sembrano accettare la scommessa, a prezzo della vita alla quale comunque conferiscono senso. "Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice", dice Camus. Così, felice, immagino Sandro Usai. * Ho trovato sul web questa rivisitazione complessa di Camus riguardo il mito di Sisifo http://sottolanevepane.splinder.com/post/12932126/albert-camus-il-m... ** http://www.slowfood.it/sloweb/C27451721919b1C471xs7C6E1F00/una-gran... *** www.salviamoilpaesaggio.it **** http://triskel182.wordpress.com/2011/10/28/i-colori-gioiello-delle-...

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