domenica 20 novembre 2011

La democrazia violata di Lerner e la "megliocrazia" di Gramellini

Piccole riflessioni su due pezzi usciti contemporaneamente, lo scorso 3 novembre, che, benché di due giornalisti dalle opzioni culturali e politiche non troppo distanti, apparivano assolutamente opposti. Il tema è attualissimo nel momento in cui il rapporto fra competenza e politica, con il governo Monti, divide le culture e rischia di rompere le alleanze costituitesi “contro”. Lerner e Gramellini vedevano il problema dal lato dei cittadini votanti. La premessa è costituita dal massiccio dislocarsi a destra di masse popolari (divenute "plebi", paghe di “panem ed circenses” ) sicché appare sempre più vera l'ingenua classificazione politica dei ragazzini del film di Virzì "Caterina va in città": “Cos'è la destra? Il partito dei poveri. Cos'è la sinistra? Il partito dei ricchi”. Venuta meno o entrata in crisi “la lotta di classe”, municipalismo, razzismo, agonia della politica trascinano a destra e a votare contro se stessi i meno ricchi di reddito e di cultura. Al contempo cresce il bisogno di democrazia di masse giovanili deprivate di reddito e futuro ma fortunatamente - anche grazie alla rete – attrezzati di informazione e cultura.
La retromarcia sul referendum greco è contestata da Lerner in nome della democrazia (non ricordo se Lerner contestasse egualmente il golpe militare algerino che annullò la vittoria democratica degli islamisti).* Gramellini invece "sembra" militare contro la democrazia, guardando all'incapacità popolare di scegliere il bene (e il proprio bene) e sembra auspicare quella che chiama "megliocrazia". Il termine di fatto appare un calco di “aristocrazia”, pur senza i privilegi di sangue propri di quest’ultima. Sposando un argomento dell'antico Platone (contro i sofisti/democratici dell'epoca) Gramellini si chiede come mai sia normale chiedere la patente per un pilota d'aerei (Platone, se ben ricordo, parlava di nocchiero) e non altrettanto per il cittadino votante.** Dimostri il cittadino insomma prima del voto la sua cultura politica. Ritengo che Gramellini intendesse provocare (amo i provocatori dialettici più di chi dice cose facilmente applaudibili). Di fatto la provocazione di Gramellini va dialetticamente accolta, conducendo alla necessità di una pedagogia nazionale e di investimenti ( a scuola, nelle TV di servizio) in tutte le tematiche riconducibili alla cultura del cittadino: diritto - costituzionale, soprattutto - economia, storia politica, etc. , nonché a una attenzione "trasversale" alla cittadinanza a scuola di tutte le discipline, con la matematica che prenda esempi dalle grandezze economiche di un bilancio statale, oltre che dal tempo richiesto alla famosa vasca per riempirsi, e ad una filosofia della comunicazione che insegni a sospettare e demistificare gli inganni. Platone aveva torto perché il bravo pilota sarà bravissimo a salvare se stesso e i suoi cari, sacrificando gli altri passeggeri. Però ci conduce al disastro chi promuove referendum a cittadini che siano stati privati degli strumenti culturali per autotutelarsi. Oggi si stima che il 68% degli italiani sia “analfabeta funzionale” , incapace di comprendere il significato di un testo di media complessità: un manifesto politico argomentato, un articolo di giornale (che infatti non legge e non compra). L’istruzione è da troppo tempo un'emergenza democratica.
*http://www.gadlerner.it/2011/11/03/se-un-referendum-semina-il-panico.html

**http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1079&ID_sezione=56

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