giovedì 14 agosto 2014

Lo sguardo paterno


Tra le diverse occasioni di animazione ad Ostia l'altra sera ho scelto la rassegna filmica “L'etica libera la bellezza” . Si propone Biutiful cauntri , sul disastro colpevole nella terra dei fuochi. Ne avevo visto solo una parte a suo tempo e non mi va bene neanche stavolta. Riesco a vedere l'incredibile visita di Bertolaso nella terra dei veleni, con la gente che gli chiede conto. Lui che usa un volgare diversivo protestando perché lo chiamano “onorevole”. Come – ricordate? – quel prefetto che fa la scenata tempo fa al prete anticamorra perché ha chiamato “signora” invece che “eccellenza” un prefetto donna. Esempi da manuale di una classe dirigente irresponsabile. Ma – dicevo – vedo poc'altro e sono costretto a fuggire dopo una mezz'ora per aggressione da zanzare. Nessuno normalmente ti chiede nulla se lasci un cinema o un locale. Tanto hai pagato il biglietto. Stavolta è diverso. Gli spettatori non sono tantissimi. Cabaret e canzonette sul lungomare prevalgono. Mi si avvicinano una ragazza e un ragazzo poco più che ventenni. Tentano di capire. “Poi c'è un altro film” mi dicono. Spiego il problema zanzare. “Domani metteremo la citronella” mi rassicurano. Anch'io rassicuro loro: “Tornerò”. Sono dispiaciuto più di loro. Per averli delusi, più che per il film perduto. Loro sono parte di Cinemovel Foundation, convenzionata col Comune per l'estate romana e aderente a Libera. Che io vada o resti non è indifferente per loro, per la loro passione di cinefili e per il loro impegno di militanti, ai nostri giorni frequentemente deriso. Adesso mi è chiaro che sto esercitando il mio sguardo paterno. Quel mix di sentimento di apprensione e di “tifo” con cui talvolta guardiamo al faticoso farsi largo dei giovani oggi. A volte è come se volessimo soffiare su vele incerte che non prendono il largo. E mi sembra proprio uno sguardo paterno questo, non solo genitoriale. Madri e sorelle custodiscono e proteggono corpi vivi o morti e memoria, fin da Antigone. Come la sorella di Cucchi, la madre di Aldrovandi, etc. Noi padri – quando (più spesso) non siamo assenti – proviamo a soffiare su quelle deboli vele. Pur temendo il naufragio. Mi viene in mente il confronto fra le mie emozioni e quelle di mia moglie quando mia figlia lavorava alla sua tesi. Riguardava i writer (graffitari). Lei girava a tarda sera cercando il contatto con gli anonimi “artisti” di strada. Pur condividendo sentimenti, in mia moglie prevaleva l'apprensione; in me quel soffiare sulle vele. Con la difficile ricerca di sintesi: “Fallo, se serve, ma stai attenta e fatti accompagnare, magari a distanza”. Ci sto pensando ascoltando l'intervista al padre di Simone Camilli, ucciso a Gaza. Un padre fiero e senza lacrime. Ci penso leggendo l'intervista al padre di Vanessa Marzullo, una delle due volontarie rapite in Siria. Contro il cinismo volgare di chi fa calcoli su quanto costerà il riscatto eventuale per le rapite. Insomma, stasera forse mi armerò contro le zanzare e vedrò Generale su Alberto Dalla Chiesa o riproverò con Fortapàsc a ferragosto. Apritevi, vele.

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