giovedì 12 novembre 2015

Amore cosa?


Al di là dello scarico reciproco di responsabilità di (ex) innamorati, mi ha colpito la dichiarazione di un'amica del diciottenne assassino di Ancona, con la complicità presunta della fidanzata quindicenne. Dice, più o meno, così :“Lui era una persona generosa. E' cambiato quando ha conosciuto lei. Ed anche lei è cambiata in peggio, per come la conoscevo. Come se insieme si fossero chiusi al mondo”. Mi ha colpito perché rivela il volto regressivo e sgradevole del cosiddetto “amore”: la perdita di significato di quanti ci stanno attorno, il possesso reciproco o il possesso unilaterale con l'altro/a che si compiace nella dipendenza. Il femminicidio che solo da poco abbiamo scoperto è uno degli esiti della malattia. So che gli amici diranno che l'amore non è per forza questa malattia. Che queste sono devianze e perversioni. Io però continuo a pensare che “amore” sia una parola avvelenata e pericolosa. A meno di non usarla nel senso giusto e a meno di non riformulare il senso dei diversi concetti ed emozioni che vi girano attorno. Io proporrei semplicemente di tornare alla Grecia che ci insegnò a distinguere. Semplifico molto, prescindendo dalle aggettivazioni che nella cultura greca si accompagnavano ad esempio ad Eros. Eros è il nome dell'attrazione fisica o sessuale. Filia è il nome dell'amicizia ovvero della condivisione. Agape è la pulsione verso l'altro/a come regalo gratuito. Credo che quando parliamo di “amore” parliamo quasi sempre di coppia e di Eros. Nella coppia è eros prevalente, almeno all'origine, pur talvolta mixato a filia e agape, condivisione e dedizione. E' successo che “amore”, col suo suono accattivante, sia diventato il passaporto di ogni nefandezza. “L'ho fatto per amore” dice l'assassino di lei, o del rivale, o dei genitori. Se sostituissimo eros ad “amore” sarebbe difficile assolversi. “L'ho fatto per eros”. Sarebbe una spiegazione, ma non una giustificazione. Potremmo tranquillamente convenire con l'assassino: “E' vero, lo hai fatto per eros cioè per desiderio fisico e di possesso. Quindi ricevi una condanna definitiva e senza attenuanti. Lo avessi fatto per agape ovvero per salvare il mondo avresti la nostra ammirazione ela piena assoluzione”. Potremmo, per non buttar via un vocabolo usare “amore” come filia o agape: la protezione verso i figli o l'umanità. So che è quasi impossibile che da qui parta una riformulazione del vocabolario e quindi dei nostri concetti e valori. Provo semplicemente a dar voce alle mie convinzioni, aspettando l'effetto che fa. http://www.lintellettualedissidente.it/…/i-greci-e-leros-l…/ http://www.nuovanobilta.info/amore.htm http://archiviostorico.corriere.it/…/Tre_nomi_per_chiamare_… https://it.wikipedia.org/wiki/Eros_greco_antico… https://it.wikipedia.org/wiki/Amore_greco

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