domenica 17 aprile 2016

Fotografarsi davanti alla sezione elettorale

Davanti alla mia sezione elettorale stamattina mi sono fatto fotografare da mia moglie prima del voto. Sono stato rassicurato che la foto non è elemento di propaganda che sarebbe vietata nella giornata del voto. Però nella strana Costituzione materiale della Seconda Repubblica è praticamente un'autodenuncia. Il governo ( e il 30% dei miei concittadini che lo sostiene) non approverebbe, se mai mi vedesse lì. Non sarei un cittadino che assolve al suo dovere civico, ma di fatto un sovversivo. Che, andando al voto, comunque voti, mette a rischio la stabilità di governo e 11.000 posti di lavoro. Meritevole di schedatura. Comunque non sono un eroe, anche perché non sono più in età lavorativa tale da temere rappresaglie.

Vabbè, racconto anche questo. Entrando all'interno dall'atrio dove mia moglie mi ha scattato la foto, una poliziotta chiede a mia moglie: "Scusi ma che cosa ha fotografato"? Mia moglie mi passa la parola perché non sa spiegare bene le mie ragioni. E io spiego. All'uscita dalla cabina, mia moglie mi fa notare che un manifesto affisso ricorda che è vietato portare macchine fotografiche o simili in cabina. Lei è molto "legalitaria". La poliziotta ci ferma di nuovo, ma solo perché ha voglia di parlare. Mia moglie le dice che, con la macchina fotografica in cabina, abbiamo violato la legge. La cosa carina (e preoccupante) è questa: che la poliziotta ci rassicuri dicendo: "Io non ho visto nessuna macchina fotografica". Insomma, l'italico costume adora l'omertà e far favori, anche non richiesti e in piccolissime cose.

P.S. Vilmente, a protezione dei miei cari, dichiaro che nella mia famiglia vige il massimo pluralismo.

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