domenica 4 settembre 2016

Cosa avrei dovuto dire?

Non ho avuto voglia di dire nulla. Solo poche parole di cordoglio. Fra le mie poche convinzioni c’è da sempre quella per cui nessuno esce mai da se stesso ovvero che l’indifferenza così come il piccolo e grande tornaconto personale , come la generosità “gratuita”, come l’esibizione di dedizione agli altri , sono forme diverse dell’egoismo o egocentrismo, ineliminabile negli individui delle specie viventi. Lo penso, pur distinguendo fra i diversi modi di essere egoisti. Pur apprezzando molto la generosità dei volontari e dello spirito del volontariato che rende vivibile questo mondo, in cambio “solo” di una gratificazione intima. Al di là di chi ha operato con generosità e al di là di chi ha taciuto, cosa hanno detto quelli - grandi, piccoli, politici, cittadini, praticanti fb - che hanno parlato? Ognuno ha cercato un vantaggio ovviamente. Di immagine, di potere, di consenso, di like. Quasi sempre con “strumentalizzazioni” disinvolte. Sembrando talvolta di reperire argomenti da un qualche archivio personale con materiali pronti ad ogni uso. Unico argomento serio quello più ovvio e banale della prevenzione. Banale e incontrovertibile. Sul piano dell’etica pubblica, della cura del territorio, della sicurezza abitativa. Ma gli altri? A qualcuno è parso geniale immaginare il disastro come occasione di lavoro, nell’ottica malata del consumo o della strage come terapia occupazionale. A qualcuno, preti compresi, non è parso vero trovare l’ennesimo pretesto per alimentare la guerra dei poveri, “terremotati in albergo e immigrati in tenda”, dando per scontato che nell’Italia dal patrimonio edilizio smisurato e non utilizzato non ci sia posto per tutti i diversamente sventurati. Qualcuno, politici compresi, ha pensato di risolvere tutto destinando ai terremotati il jackpot dell’enalotto. Qualcuno ha lanciato sottoscrizioni. Qualcuno ha raccolto vestiario (nuovo o vecchio). Qualcuno (ristoranti) ha ideato campagne di marketing con ticket sulla amatriciana. Qualcuno poi ha colto la succulenta occasione offerta da Charlie Hebdo per riempire di insulti l’insultante rivista satirica e – perché no? – la Francia intera. La strage come occasione dell’esibizione vanesia. Sono contento di non aver partecipato al “dibattito”. E sono contento di avere appena trovato, poco fa, conforto in una proposizione di Tommaso Cerno sull’Espresso: “Non lo facciamo con cattiveria. Siamo fatti così. Ognuno di noi, piccolo sciacallo in buona fede, scava per prendersi ciò che gli serve”.

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