martedì 18 ottobre 2016

Lettere da Berlino: dalla resistenza dei pochi alla Germania dell’accoglienza


Dopo Frantz del francese Ozon ancora un film che prende avvio da un soldato tedesco ucciso. Anche qui, nella trasposizione filmica del romanzo (Ognuno muore solo) che Hans Fallada aveva tratto da una storia vera, la morte di una persona cara avvia una conversione degli animi. Perché la ragione pare incapace di voltarsi verso l’evidenza se non sollecitata da una dirompente emozione. Nella Berlino in festa per i primi successi sul fronte francese, nella Germania adorante il Fhurer e apparentemente priva di opposizione , la morte del figlio risveglia la coscienza dormiente di un padre (Brendan Gleeson, efficace). Che darà un senso al lutto impegnandosi a disseminare la città di cartoline pacifiste e di invettive contro il regime. Scopriremo i risultati di quell’impegno, insieme ai segni di una opposizione latente, nelle sole 18 cartoline –su 285 - che i bravi cittadini tedeschi non consegnano alla polizia. Film utile, questo di Vincent Pérez anche se di pregio discontinuo. Pregevoli certamente due frammenti. Il primo è il ritratto del poliziotto che scoprirà l’autore delle cartoline , mandandolo a morte con la moglie (la bravissima Emma Thompson). Decisiva nella sua conversione che lo porterà al suicidio la violenza su di lui della Gestapo che gli fa scoprire che non c’è salvezza certa per nessuno nel dispotismo, neanche per i piccoli funzionari del terrore. Il secondo frammento è la sobria seduzione della moglie che invita il protagonista ad una pausa di sesso consolatorio: il sesso perenne consolazione del dolore. Vedendo il film mi sono sorpreso a riconoscere vie conosciute nel mio viaggio a Berlino, in concomitanza coi mondiali di calcio . “Quel ristorante cinese era la casa di Hitler a Berlino” mi diceva la guida. “Lì la Gestapo aveva suoi uffici”. Mi consolò aver visto attraversate da folle sorridenti manifestanti per la vittoria tedesca ai mondiali di calcio. quelle vie che il film mostra popolate di folle inneggianti ad Hitler. Ora penso semplicemente che quelle 18 cartoline non consegnate alla polizia furono fra i semi che, dopo la liberazione dalla vergogna nazista, restituirono la Germania al consesso civile, facendola oggi protagonista nella resistenza alla xenofobia in una Europa nuovamente minacciata dal virus nazionalista e dimentica delle tragedie recenti.

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