venerdì 25 novembre 2016

Il culto barbarico

I miei coetanei ricorderanno ancora quando si irrideva al culto della personalità. Anche chi stava a sinistra, come me, faceva spallucce verso i poveri sovietici e i poveri cinesi affetti dal morbo del "culto della personalità", l'adorazione acritica di Stalin e di Mao Tse Tung. Pensavamo che noi rossi di Occidente eravamo vaccinati. Consideravamo carenti di autostima, un po' barbari, gli adoratori del Grande Leader, del Grande Timoniere. Eravamo vaccinati dalla filosofia greca e dalla cultura democratica di stampo ateniese. Dove uno valeva uno, il modesto ciabattino poteva dirigere l'assemblea e le cariche erano sorteggiate.Al più, credo di ricordare, ci sforzavamo di capire e storicizzare l'altrui culto della personalità. Necessario forse per "loro", improponibile per noi, come per i greci che fecero resistenza al pretesa del grande Alessandro di ricevere l'omaggio della genuflessione tipica dei barbari. Deduzione. Non essere presuntuosi: non eravamo immuni come credevamo; quando succede a noi ci sembra un'altra cosa.

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