martedì 31 gennaio 2017

Contro la sinistra trumpista


Se ho capito cos'è la politica e si è contro Trump, questa notizia non si deve diffondere. Apprendo che le grandi corporation si stanno schierando contro il presidente americano. Soprattutto dopo l'ultimo editto che respinge gli ingressi da Paesi islamici. Malgrado le seduzioni operate con promesse di tagli fiscali. Contro Trump Ford, Apple, Facebook, Airbnob, Starbucks, etc. Quelle esplicitate sono motivazioni storiche e ideali. Il presidente della Ford considera il decreto “contrario ai valori della nostra azienda”. Per il capo di Apple “non esisteremmo senza immigrazione”. Ma tutta l'industria della rete è contro: Facebook, Microsoft, Netflix, etc. Starbucks invece contesta concretamente, con la promessa di assumere 10mila rifugiati in 5 anni,. Airbnb offre alloggi gratuiti ai rifugiati e a chiunque non riesca a rientrare negli Usa.
Come interpretare la sollevazione delle corporation e dei capitalisti contro il presidente capitalista? Mi sembra difficile credere che si tratti solo di conti e che le detassazioni promesse non valgano quanto il freno all'immigrazione, gradito ai sovranisti e avversato dai globalizzatori. Nell'ipotesi più “materialistica” si tratta invece di marketing rivolto alla maggioranza che non ha votato Trump. Ma io non credo ai capitalisti brutti e cattivi. Credo al capitalismo brutto, cattivo e catastrofico. Ed è un altro discorso. Perché un capitalista non riempie la sua vita solo accumulando miliardi. Dopo averne accumulato abbastanza viene il tempo di altre narrazioni. Vedi Gates con la sua filantropia spinta e che promette di non lasciare nulla ai figli. Bene. Comunque la destra e larghissima parte della sinistra è con Trump contro le corporation l'immigrazione, la globalizzazione e l'establishment di cui sono espressione i capitalisti che protestano. Quindi queste notizie, avute stamattina da Repubblica non dovrebbero essere diffuse. Nella logica semplificante vincente danno vantaggio al capitalista imbroglione che la sinistra ha preso ad adorare. Contro l'establishment. Se fossi complottista penserei ad un complotto di Repubblica ed altri nel diffondere queste notizie. P.S. Io però non dovrei pubblicare questo post. Il fatto è che sono contro Trump, senza se e senza ma, e però non sono un politico.

Frammenti di verità sul trenino di Ostia

Conosciamo poco degli altri. Solo quello che essi ci consentono. A volte ingannandoci. Intenzionalmente o dopo aver ingannato se stessi. Infatti non sono certo di conoscere di più quelli che mi stanno vicini – familiari ed amici – che non quelli che incontro casualmente. La rete è un'occasione. Lì apprendi molte cose e apprendi comportamenti umani da interpretare per capire con chi parli, se ti interessa capirlo. Un'altra occasione è il mio trenino Ostia-Porta S. Paolo che frequento occasionalmente. Sono arrivato alla conclusione che percepisco più verità lì sul trenino che nella rete o nei rapporti quotidiani. Per il semplice fatto che lì, sul trenino, le persone si svelano con minori remore. Sanno che non mi incontreranno più e sanno che non debbono attendersi nulla da me. Nell'ultimo viaggio una intensa mezz'ora di svariate piccole verità. Ottimo esordio con il giovane più o meno trentenne che mi cede il posto. Il mio solito schermirmi (ma no, ma no) il solito rammarico perché – accidenti- mi sento giovane, ma sembro anziano. Seduto, però osservo comodamente il mio vicino e mi faccio le solite domande da investigatore gratuito. E' un mio coetaneo con una cartella di plastica. Saranno analisi cliniche? Andrà in ospedale? Non riesco a leggere. Poi lui mette fuori un libriccino. Leggo: Le massime di Epitteto. Con testo a fronte greco- italiano. Sarà un professore di greco in pensione? Non è detto. Se lo fosse leggerebbe senza bisogno di traduzione. Passo il mio tempo così. Cercando di capire cosa sta raccontando di Epitteto alla moglie che pare interessata. Con ricadute successive a casa dopo, al computer ripassando Epitteto. Questi del resto sono i meccanismi extrascolastici dell'educazione permanente. Poi sul trenino c'è una presenza sgradevole. Quella di un giovane che passeggia barcollando, strafatto di alcol o di altro. Farfuglia qualcosa. Di colpo si rivolge ad una ragazza, la più carina fra le molte sedute con smartphone. Le chiede di usare il suo smartphone per una telefonata. Lei dice sì. Subisce? Sospetto che il giovane strafatto non abbia alcun bisogno di telefonare. Sospetto che il suo sia solo un pretesto di “abbordaggio”. Se no, perché ha scelto la più carina? Ma forse non è così. Infatti va via quasi subito. Io mi sento sollevato per lei. Forse il ragazzo strafatto ha semplicemente compiuto un'operazione – come dire? - di espropriazione, un modo per prendere qualcosa dal mondo. Come faceva ieri quel pensionato che ho visto raccogliere dal secchio dei rifiuti una boccettina, forse un collirio. E mi chiedevo preoccupato:”Ma cosa vorrà mai farne”? L'apriva e la spremeva per vedere cosa ne uscisse fuori. Credo che lui, come il ragazzo, volesse fare manutenzione della propria autostima. “Sono bravo, sono furbo, prendo gratis cose” Boccettine o telefonate.. Quelli che non hanno niente si consolano così.
Durante quel tempo c'è una bella cinquantenne seduta di fronte a me. Ogni tanto mi sorride, dopo avere osservato il ragazzo strafatto. Vuole dirmi che stiamo pensando le stesse cose. Sono convinto che sia slava. Si alza e, prima di scendere, mi rivolge la parola: “Ci vorrebbe Mussolini”. “Addirittura!” Sì, Mussolini e le camicie nere”. Parla un italiano perfetto e senza accento straniero. Le chiedo se è italiana. “No, polacca. Sto qui da 25 anni”. Questa storia di Mussolini non mi dà pace. Le faccio osservare che in Polonia ha conosciuto un regime duro. Perché pensa che serva Mussolini e non il comunismo? Mi dice qualcosa che non capisco a causa del rumore dei freni. Mi saluta e scende. Io penso che avrei dovuto scendere con lei per approfondire l'argomento. Ma le mie intenzioni sarebbero state fraintese. E mia moglie mi aspetta per la cena. Frammenti di verità. Solo frammenti.

lunedì 30 gennaio 2017

Futili pensieri dopo pranzo


Cerco di trovare le parole per dire la conclusione cui sono arrivato da qualche tempo. Penso che a nessuno di noi (o forse solo a pochissimi) interessi di contribuire a risolvere i problemi del mondo. Perché dovremmo? Cosa ce ne viene? Al più ci interessa risolvere i nostri personali problemi e quelli dei pochi che incidono direttamente nel nostro angolo di felicità . Se la nostra azione migliorasse il mondo non lo sapremmo mai. Troppe forze, troppe variabili sono in campo per capire l'effetto della nostra presenza nel mondo. E se anche potessimo averne certezza positiva, eguale certezza non avrebbero quelli che ci giudicano. Infatti non c'è leader nella storia che abbia ricevuto unanime stima e consenso. Credo anche che tutti i leader la pensino in fondo come me. L'unica cosa che conta per loro e per tutti è essere amati. Anche producendo disastri, comunque attribuibili ad altri e ad altro. Peraltro la nostra capacità di autoingannamento ci libererà facilmente dal fastidio del tribunale della coscienza. In tal senso credo nella “buona fede” di Trump, di Salvini, di Grillo, di Renzi e di tutti quelli che ci conducono al disastro. Avanti allora con slide e tweet, avanti con gli insulti. Piacciamo così.

sabato 28 gennaio 2017

Il cliente: lo sguardo maschile e quello femminile


Ho visto “Il cliente” in compagnia dell'amica Paola Bernardi e dell'amico Giuseppe Ardizzone, amici facebook, ma anche amici “reali”. Lo abbiamo tutti e tre molto apprezzato. La cosa un po' curiosa, anche se non del tutto insolita, è che sembriamo aver visto tre film diversi, almeno in parte. Il film di Asghar Faradhi, talentuoso cineasta iraniano narra gli accadimenti, soprattutto mentali, in una coppia di attori teatrali impegnati nella rappresentazione di “Morte di un commesso viaggiatore”, il dramma che diede la fama ad Arthur Miller. E' evidente l'intenzione di una lettura congiunta fra la storia del film e quella di Miller che è storia del fallimento percepito di un uomo e della sua famiglia. Dopo la visione del film ho letto una intervista al regista che mi conforta in parte nella mia lettura del suo lavoro, pur con qualche perplessità. Ad esempio proprio sul rapporto fra il film e il dramma di Miller. Non mi è chiaro se e perché il regista dia per scontato che gli spettatori conoscano “Morte di un commesso viaggiatore” sì da comprenderne il nesso con la storia del film. L'intervista mi ha confortato invece sull'intenzione di Farahadi di produrre sentimenti forti di empatia, lasciando liberi gli spettatori di scegliere verso chi provare condivisione. Così è successo infatti. Io, ad esempio, ho provato empatia assai forte per il personaggio della moglie.
L'occasione per una resa dei conti emotiva fra moglie e marito è conseguente all'aggressione subita dalla donna, ad opera di uno sconosciuto, nel nuovo appartamento preso in affitto e che si scopre essere stato abitato da una prostituta. Forse sono le tracce fisiche e mentali lasciate nella moglie per la violenza subita a scatenare nell'uomo l'esigenza di conoscere il colpevole e di fare giustizia (o vendetta). O forse è piuttosto l'invincibile senso di proprietà maschile sulla “propria” donna a non dar pace all'uomo. Che troverà il colpevole nella assai intensa conclusione della storia. Solo che i mostri hanno la faccia dei nostri vicini di casa, possono essere vecchi e malati, possono amare, ricambiati, la loro famiglia. Giusto punirli per un qualcosa di anomalo, irregolare o sbagliato? Punirli quanto?
Ho trovato nella pietà della donna aggredita verso l'aggressore, ora inerme ed atterrito, un eco della pietà della indimenticabile madre (Shelley Winters) verso l'inerme assassino del figlio nel film probabilmente più bello di Monicelli “Un borghese piccolo piccolo”: la pietà come dimensione femminile contro la vendetta maschile. Del resto Farhadi ammette il suo debito verso il cinema italiano. Aggiungo che non troppo diverso dal nostro clima in epoca neorealista è il clima che Farahdi ci trasmette della società iraniana. I rapporti di vicinato, gli uomini, le donne. Tranne quel velo sul capo di tutte le donne che sembra quasi una sovrastruttura, uno scudo, una concessione ad un potere politico-religioso che non sa o non vuole comprimere troppo la vitalità della società iraniana.

venerdì 27 gennaio 2017

Il giorno della memoria


Ci sono ottime ragioni per non celebrare ricorrenze. In genere ci sono le ragioni più originali o non conformiste. Io preferisco celebrarle e riservare ad altro il mio spirito critico e la mia diffidenza. Scelgo il "conformismo" come scelgo la festa, la piazza e la condivisione civile quale argine al peggio. Dopo la Shoa non si è interrotta l'umana attrazione per il massacro e la tortura. La Shoa nondimeno è forse irripetibile nel combinato disposto del disprezzo per l'umana dignità, il sadismo, la lucida programmazione, i numeri dell'orrore. Ricordandola come "male assoluto", cerchiamo di aprire le menti a quel che vediamo oggi impotenti, a quel che non vogliamo vedere, a quel che sappiamo avvenire e non vediamo.

giovedì 26 gennaio 2017

Silence: scontro di ragioni davanti ad un Dio che tace


Leggo recensioni di segno opposto fra i critici. Per alcuni è il capolavoro di Scorzese. Per altri è il suo film peggiore. Dal punto di vista filmico dico che, più corto di mezz'ora, sarebbe stato più efficace perché più sostenibile. Ma dico qualcosa sulla storia. Che si sviluppa a partire dal 1640. Quarant'anni dopo il rogo di Giordano Bruno a Campo dei Fiori e solo sette anni dopo l'abiura di Galileo. Lo dico perché stranamente delle torture e dei roghi dell'inquisizione cristiana non c'è cenno nel film che pure appare per larghi tratti descrivere l'eccezionalità crudele dell'inquisizione nipponica. E' un'epoca buia nel mondo. Due gesuiti entrano clandestinamente in Giappone alla ricerca del loro maestro gesuita di cui si dice abbia rinnegato il Dio cristiano, probabilmente per evitare il martirio. Trovano comunità rurali,poverissime, d convertiti. Convertiti ad una fede senza limiti, terrorizzati dalle persecuzioni. Scoperti, i gesuiti sono sottoposti a prove inimmaginabili assistendo alle torture dei fedeli giapponesi e dovendo scegliere se abiurare essi stessi alla religione cristiana o consegnare al martirio i poveri fedeli. Lì sperimentano il silenzio di Dio. Che non scioglie il dilemma. Cosa vuole Dio? Accetterà che i preti calpestino la sua immagine come segno di abiura o vuole che i contadini siano condotti al martirio? Uno dei gesuiti incontra la morte tentando di salvare i fedeli. L'altro è sottoposto a due incontri risolutivi. Il primo con il grande inquisitore: una potente caratterizzazione delle ragioni degli inquisitori nipponici, colte e politicamente fondate nel segno dell'identità nazionale minacciata dal cristianesimo oltre che dalle potenze coloniali europee. L'altro incontro è quello con il gesuita scomparso. Da lui recepisce le buone ragioni della conversione, pur nella forma della dissimulazione. Recependo anche i dubbi sul significato delle conversioni al cristianesimo di masse contadine derelitte Che interpreteranno inevitabilmente il cristianesimo sulle basi della loro cultura per cui il loro credo non sarà mai quello occidentale, mentre la loro fede apparirà più intensa perché nel martirio essi sacrificano una vita che non ha valore. Qualcuno crede di avere scoperto nel film uno Scorzese credente. Io credo di avere scoperto uno Scorzese autenticamente “tragico” e felicemente “ambiguo”. Dell'ambiguità propria della poesia. L'autore narra opposte ragioni e mostra il loro conflitto implacabile, 

mercoledì 25 gennaio 2017

La legalità impossibile secondo Ficarra e Picone


Un film gradevole e amaramente attuale, “L'ora legale”, di Ficarra e Picone, registi, oltre che protagonisti. Nella tradizione della commedia italiana che non separa sorriso da spunti di riflessione. L'ambientazione nel paesino siciliano è pertinente ed ideale giacché il tema è la legalità: quanto crediamo conveniente investire in legalità piuttosto che nel suo opposto che è la cultura familistica-permissiva- dello scambio e del favore fino al peggio paramafioso e mafioso tout court. A questo si intreccia il tema della plasticità delle nostri menti ovvero delle irrequiete e repentine conversioni. Credibile la trama soprattutto nell'isola che nelle politiche del 2001 consegnò tutti i seggi siciliani nel parlamento nazionale a Forza Italia: il famoso cappotto del 61 a 0. E che oggi potrebbe plebiscitare M5S.
Nell'immaginario paesino l'onda lunga della modernità civica e legalitaria, simil 5Stelle, diciamo, solleva imprevedibilmente un ignoto professore al ruolo di primo cittadino contro lo sperimentato sindaco garante della tradizione lassista e clientelare (una sorta di Cetto La Qualunque). E c'è il consueto salire sul carro del vincitore. Ma il nuovo corso presenta subito i suoi conti ai cittadini, con le loro minute convenienze di abusivi:parcheggiatori, praticanti della doppia fila, proprietari di case in riva al mare, imprese inquinanti che tengono fatalmente in ostaggio i loro dipendenti, etc. Fino alla sollevazione antilegalitaria ed al ripristino della “normalità”. Ho trovato echi del recente film romeno “Io e mia figlia” nella scoperta che anche i migliori appartengono a questo mondo e ai suoi compromessi (che ai migliori non si perdonano, ancorché minimi ). Ho trovato soprattutto echi dello Sciascia dell' “Onorevole” che però concentrava l'attenzione sull'involuzione del protagonista, professore anch'egli e civico come il sindaco dell'”Ora legale”. Conferma di una disperata convinzione del pessimismo insulare sull'impossibilità di raddrizzare la Sicilia, terra emblematica di contraddizioni perenni: di collusioni mafiose e di eroiche ribellioni.

lunedì 23 gennaio 2017

Due parole su Coblenza


Come definire l'incontro a Coblenza dei leader sovranisti europei? Con il "nostro" Salvini c'era la francese Le Pen, Frauke Petry, leader degli xenofobi tedeschi della Alternative fuer Deutschland (AfD), l'olandese Geert Wilders del partito anti-islamico della Libertà, l'austriaco Harald Vilimsky, segretario della formazione di estrema destra austriaca Fpoe.
Quali parole d'ordine? "Collaborare per sfasciare"? "Insieme per dividersi"? "Io metto i miei dazi contro te, tu li metti contro me"? "Io aizzo i miei contro i tuoi, tu i tuoi contro i miei"?
Quando una bella guerra come quelle di un tempo, una guerra che metta in moto le economie nazionali, fabbricando armi e bare?

sabato 21 gennaio 2017

Da un giorno all'altro.


Come cambiamo! Ieri inferociti, gli uni contro gli altri armati, col pretesto offerto di un referendum, giusto per distrarci un po'. Molti, moltissimi, col Sì o il No sul profilo facebook. I "Ni" beffeggiati come vili o traditori. E sempre lui al centro di un nulla urlante.. Oggi lui non c'è e fortunatamente nessuno ne avverte troppo la mancanza. C'è il sobrio Gentiloni che addirittura dà spazio e visibilità ai suoi ministri, preferendo il "noi" allo "io". E c'è l'Italia ricompattata dalla tragedia e trepidante, come 36 anni fa per Vermicino. Come allora grata ai suoi eroi che rischiavano e rischiano la vita nel pozzo e fra le rovine dell'hotel. C'è un'Italia che - chissà - domani potrebbe riscoprire i milioni senza lavoro, le speranze tradite dei giovani, i senza tetto, italiani ed immigrati. Scoprire una missione alta e possibile.

venerdì 20 gennaio 2017

Trump e Obama: il populista sincero e lo statista "ipocrita"

Seguita a frammenti la cerimonia di insediamento di Trump. Molto coerente. Nessuna diplomazia. Obama era il male e il declino. Obama ha fatto perdere posti di lavoro. Sì? Credevo il contrario. Ha fatto crescere occupazione e Pil. Ma il punto è che il popolo che vota Trump è quello che teme di perdere il lavoro, con qualcuno che l'ha perso. I molti che hanno trovato il lavoro non ne danno merito ad Obama. Quelli che possono perderlo votano ed omaggiano il presidente miliardario. Trump diretto e sincero come piace al popolo. "First America" cui altri nel mondo non risponderanno "yes", ma diranno: "prima la Cina", "prima gli italiani", etc. E così la competizione dei nazionalisti e dei furbi affosserà il mondo. Ognuno libero di inquinare a casa propria per garantire l'inquinamento di un'aria che non è trumpista perché non conosce confini. Obama "ipocrita" come Hillary, entrambi espressione dell'establishment. Loro che sorridono, applaudono e si congratulano con l'avversario mentre pensano il peggio di Trump. Ipocriti come gli statisti. Ipocriti come quelli che tengono il timone e consentono alla convivenza di non affondare mentre gli avventurieri fanno bisboccia e mettono a rischio la nave. Ipocriti come i mediatori che sono troppo lontani da noi. Ipocriti come quelli che forse ci salveranno contro quelli che dicono pane al pane, italiano all'italiano e negro all'immigrato. Saluto Obama con la stima possibile per uno statista che, con le buone maniere opposte al ghigno scommette di civilizzare il barbaro e di insegnargli la continuità dello Stato. Come qui in Italia accadde di fare ai nostri giuristi alla corte dei barbari vincitori.

Strumentalizzare e contro-strumentalizzare


Che diavolo significa “strumentalizzare”? Significa interpretare un evento disgraziato cercando di coglierne le connessioni con qualcosa che lo ha generato. Che male c’è? Anche interpretare l’apatia degli studenti e il loro disimpegno come effetto di un generale clima lassista oppure come specifica perdita di autorità del corpo insegnante oppure come inadeguatezza di una scuola che non ascolta i nuovi bisogni giovanili significa “strumentalizzare”. Ben vengano quindi le strumentalizzazioni. Naturalmente chi strumentalizza a sproposito è bene che sia contestato. Ad esempio io contesto assolutamente la strumentalizzazione di Salvini secondo il quale i rifugiati stranieri in hotel (a non so quante stelle) tolgano posto ai terremotati. Anche e soprattutto i turisti tolgono posto ai terremotati, ammesso e non concesso che sia questo il problema. Ma per il resto è lecito chiedersi perché mai una minima parte della promessa di prefabbricati sia stata esaudita, perché le turbine-spalaneve non erano presenti nei luoghi del doppio disastro "terremoto con annessa bufera di neve", perché (se è vero) gli elicotteri non erano disponibili ma fermi in officina, perché le linee elettriche siano così fragili, etc. E infine cosa non funziona strutturalmente in questo Paese se ad ogni terremoto si riapre la stessa catena di errori e di “strumentalizzazioni”. E inevitabilmente di contro-strumentalizzazioni. P.S. Interessante che chi attacca e chi si difende , premette la solita dichiarazione di stima verso gli eroici volontari.

domenica 15 gennaio 2017

Nulla da dire


Mi pare di non aver nulla da dire. Nulla sulla “politica”. Non ho nulla da dire sull’imminente ritorno in scena di Renzi. Non ho nulla da dire sulla delusione procuratami dai 5stelle. Non ho nulla da dire sulla cosiddetta sinistra-sinistra (sinistra interna al Pd, Possibile, Sinistra italiana, Sel, Pci, etc.) che non può darsi unità. Non ho nulla da dire sul referendum Cgil. Non ho nulla da dire sull’Europa e sugli antieuropeisti (e fiscal compact, euro e cose così). Mi interessa davvero l’utopia dell’eguaglianza. Felicità condivisa come condizione della mia felicità. Non vedo nulla muoversi in tal senso. Non vanno in tal senso le protezioni nazionali dei ceti medi. Mentre i nostri giovani sono senza lavoro e senza progetti di vita. Mentre i giovani uccidono e non sanno perché. Mentre la ricca Europa non vuole dividersi il peso di una immigrazione ridicola in percentuale della sua demografia declinante. Mentre guardiamo in Tv i bimbi africani scaldarsi al fuoco, giocare col microfono dell’intervistatore e ogni tanto morire di freddo. Non ho parole e non dico nulla. Al più dico che non accetterò più di votare il presunto meno peggio. Non voterò più 5stelle per oppormi al disastro renziano. Non voterò al referendum Cgil. Mi rintano nel grosso partito degli astensionisti. Fra i non rappresentati. Lì è l’ultima labile speranza di cambiamento vero.

giovedì 12 gennaio 2017

Oreste a Pontelangornino



E' sempre successo? Sì. Da Oreste che uccide la madre Clitennestra. Per qualche apprezzabile ragione, più o meno. Tanto è vero che Atena gli infligge una punizione, necessaria, ma minima. Ma come non accorgersi che le ragioni dei parricidi e matricidi si fanno sempre più futili? Credo significhi che i figli si sentono appartenenti sempre meno ai genitori, utili ancora come bancomat. Significa che i giovani non sono più educati né a scuola né in famiglia. Sono educati dagli amici e dal web, né gli uni né i veleni del web prevedibili. Significa infine che la cultura della morte sta prevalendo e che i figli assassini e i kamikaze che si inventano pretesti di assassinio-suicidio sono fratelli e figli di un'epoca con speranze ridotte al lumicino. Anche perché non vogliamo vedere, preferendo dibattere su Grillo alle Maldive e Renzi a Pontassieve.

martedì 10 gennaio 2017

Quelli di Erasmus e gli altri



Ci sono i giovani di Erasmus, quelli che vanno via per studiare e/o lavorare, i giovani molto colti e appassionati come Giulio, Valeria e Fabrizia, la meglio gioventù. E ci sono quelli che vanno ad Ibiza o in Thailandia, molto meno colti e che hanno bisogno di bere per provare emozioni. E magari strappano la bandiera di uno Stato straniero. Per ignoranza. Lo dicono loro stessi: "In Italia non sarebbe così grave". Pessima notizia. Non li assolvo, pur con le attenuanti dell'ignoranza grave, ammesso che l'ignoranza debba essere una attenuante. Non assolvo soprattutto la politica italiana così miope da non capire che è urgentissima una riforma vera del nostro sistema educativo in senso largo: del capire le culture altrui, del mestiere di genitore, etc. imparando per tutta la vita (la lezione di De Mauro, al di là dell'analfabetismo propriamente detto, devastante come lui ci ha insegnato). Spero che i genitori non commettano l'errore quasi inevitabile dell'indulgenza (ragazzate...). E naturalmente conto sul fatto che il nostro Ministero degli Esteri vigili sulle condizioni del processo e dell'eventuale pena. Non credo in generale nel carcere. Crederei di più nel lavoro riparatorio ed educativo e in un prelievo di quota del reddito vita natural durante. Nell'interesse di quei ragazzi. E dei ragazzi italiani che hanno bisogno di lavoro, di buoni maestri e di esempi.

sabato 7 gennaio 2017

Le "interessanti", "pragmatiche" e dure ragioni della carneficina


E' tutto il giorno che vorrei parlarne. E mi sento frenato a parlarne. . Per il semplice motivo che non vorrei fare il "buono" a facile prezzo. Ma mi sembra ingiusto anche tacere. I senza tetto morti di freddo in Italia, non sono morti in Siberia appunto, ma sono morti in un Paese fra i più ricchi e sviluppati del mondo, oltre che "tiepido" anche quando c'è molto freddo. Non sono morti come i nostri nonni per una avventura di guerra nel gelo della Russia. Non sono morti come i nostri amici, escursionisti agiati, volendo rischiare la vita in una gita fra le nevi. No, sono morti, fermi all'addiaccio, senza riparo in un Paese ricchissimo di case sfitte, di seconde e terze case di gente che fa le vacanze a Malindi, di palazzi e mostri di cemento incompiuti, di scommettitori che spendono 90 miliardi l'anno. Forse è giustificato morire così. E' giustificato se si crede alle ragioni superiori di un progresso che richiede vincitori e vinti e che anzi pretende che ci siano vittime visibili per dare l'esempio o che considera sciocco spendere pochi euro che fruttano assai più se elargiti come bonus a chi vota, non ai perdenti italiani, polacchi e rumeni.Se non si crede a queste "interessanti", "pragmatiche" e dure ragioni questo è un assassinio. E poiché io non accetto queste "interessanti", "pragmatiche" e dure ragioni, mi sento complice per la mia parte di un assassinio.