mercoledì 22 febbraio 2017

Perplesso, parte seconda: applausi a destra e a manca


Oltre al low cost della prostituzione in Grecia, altri servizi mi hanno dato molto da pensare, ieri, seguendo di Martedì. Di Bersani mi è piaciuta .l'onestà intellettuale con cui ha preso le distanze dalle narrazioni di destra e sinistra riguardo il governo Monti, anche in un confronto in diretta con Elsa Fornero. In sintesi quel governo attuò provvedimenti impopolari, necessari per dimensione, ma che avrebbero potuto avere un segno diverso nel segno dell'equità. “Abbiamo dimenticato lo spread oltre i 500 punti – chiede Bersani – noi che ora siamo terrorizzati per lo spread a 200”? Applausi ripetuti del pubblico in studio a Bersani e qualche applauso anche all'ex ministra. Applausi anche quando Bersani contesta l'abolizione indiscriminata dell'Imu, nonché la narrazione berluscon-renziana della riduzione della pressione fiscale tout court ovvero del “non mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Pubblico di sinistra? Poi arriva Salvini. Immancabile. Propone per l'ennesima volta la flax tax ovvero una tassazione del 15% indifferenziata sui redditi di poveri, ceto medio e ricchi. Tutti pagherebbero le tasse – dice Salvini – e il saldo per lo Stato sarebbe positivo. A parte che abbassare le tasse stimolerebbe investimenti nazionali e dall'estero, stimolerebbe i consumi (immagino anche di champagne, slot machine e prostituzione). Ricetta opposta alla famosa e ingiuriata “decrescita felice”. Applausi scroscianti. Come per Bersani. Solo più intensi e più lunghi. Da parte dello stesso pubblico di prima. Immagino che quelli fra il pubblico che sono tassati del 16% calcolano che risparmierebbero l'1%. Quindi, bravo Salvini! Non è il caso di dubitare evidentemente che il risparmio di un 1% di irpef sarebbe strapagato con la privatizzazione di sanità, scuola, trasporti, etc. Ma appunto, i populisti sono bravissimi ad esibire paradisi nascondendo la polvere delle diseconomie e delle ingiustizie sotto il tappeto. Poi, come da copione, Salvini mostra i benefici effetti dell'uscita dall'euro e dalla Europa. Applausi vibranti. Ma segue l'intervista a Salvatore Rossi, direttore della Banca d'Italia. Praticamente demolisce, pur senza citare il leader della Lega, l'intera narrazione eurofobica salviniana. E disegna scenari catastrofici se il progetto di Salvini si realizzasse. Contesta anche la favola salviniana (ma un po' di tanti) di uno sviluppo precluso da Bruxelles che non ci consente di indebitarci. Non risultano storicamente casi di sviluppo avviati dal debito disinvolto. Dice su questo cose simili a quelle di Bersani che aveva proposto di chiedere all'Europa solidarietà nell'accoglienza piuttosto che sforamenti di due miliardini. Che, per inciso, nella narrazione populista sembrano due miliardi che l'Europa ci ruba, piuttosto che miliardi sottratti alle generazioni future. Non potevo crederci: applausi anche al direttore della Banca d'Italia. Non proprio intensi come al leader della destra, ma quasi. Dallo stesso pubblico che prima aveva applaudito Bersani e poi Salvini. Sono stato attento: erano proprio gli stessi. Conclusione. Vado a letto stremato e coi capogiri. Con una provvisoria conclusione. Il mondo sarà distrutto da quella che a sproposito chiamiamo “democrazia”. Che, senza iniezioni massicce di istruzione e ragione, ci consegna a votare contro noi stessi.

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