giovedì 27 aprile 2017

Filippini su Marte


I miei compagni di viaggio, mia moglie compresa, non notano nulla. Loro leggono libri o riviste o chattano, anche in piedi. Io non riesco a far nulla di questo sulla metro, neanche seduto. Godo i vantaggi dei miei handicap. E osservo. Mi sono seduto grazie alla gentilezza della coppia filippina, con l'uomo che piglia in braccio il figlioletto dagli occhi immensi e nerissimi. Davanti a me c'è una coppia di stranieri (inglesi, credo) molto tenera, con le mani intrecciate che ogni tanto si separano per una carezza sulla gamba. Sensualità e tenerezza. Normale. La nuova normalità delle coppie gay. Normalità accolta, tranne forse da qualche branco di periferia. Però mentre gli italiani non sembrano osservare e continuano a chattare, e mentre il marito filippino guarda fisso davanti a sé, lei, la moglie, guarda verso la coppia, poi guarda me. Capisco che vorrebbe una spiegazione. Ripetutamente guarda avanti e poi verso me. Ma da me non arriva nessuna risposta ovviamente. Mi piacerebbe darle conto dei nuovi mondi che la turbano e sorprendono. Non posso. Posso solo provare tenerezza per il suo stupore, come provo tenerezza per tutti quelli che per varie ragioni si sentono su un pianeta alieno e non protestano, non fanno cortei e falò. Aspettano di capire da un compagno di viaggio che non può rispondere. Scendo.

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