domenica 28 maggio 2017

The Dinner: di chi sono i nostri figli


Invece (a differenza di Get out che è piaciuto a tutti tranne che a me) mi è piaciuto è mi ha preso The dinner. E' il terzo film tratto dal romanzo Het Diner di Herman Koch (2009).  scritto e diretto da Oren Moverman, con protagonisti Richard GereLaura Linney Steve Coogan e Rebecca Hall. Il secondo è stato “I nostri ragazzi” che l'amica Paola Bernardi ci aveva invitato a vedere e che ora mi incuriosisce di più per un confronto. Le trasposizioni cinematografiche suggeriscono che il tema inquieta le nostre coscienze. Al centro della cena lussuosa offerta dal politico in rapida carriera (Gere) c'è un “incidente” che rischia di distruggere la vita dei quattro commensali e degli adolescenti coinvolti. Gli altri sono il fratello mentalmente labile di Gere (Steve Coogan, bravissimo, anzi il più bravo) e le mogli dei due uomini. In quanto padri e in quanto madri, ma anche in quanto mogli e mariti. Credo che l tema inquieti perché sappiamo bene che i nostri figli non sono più figli nostri in questo malato esordio del ventunesimo secolo. Non c'è attenzione e intenzione educativa che possa rassicurarci. E non basterebbe neanche quella alleanza educativa fra famiglia e scuola spesso auspicata, ma sempre più fragile. Perché – credo – i nostri figli sono figli soprattutto di questi tempi,.di esempi mancati, di prospettive incerte, di assenza di merito, di maestri incontrati in rete. Figli del Caso. La cronaca ci ripropone di frequente l'emergere di questi alieni, bulli o assassini. E quasi mai troviamo spiegazione. Al più ci consoliamo ricordando giovani di un altro pianeta: come Valeria Solesin e Giulio Regeni. La mia opinione franca e minoritaria è che l'istituzione famiglia non sia solo malata, bensì moribonda. In quale senso amiamo questi nostri figli? Normalmente nel senso dei tifosi che non vogliono che ognuno abbia il suo; vogliono la propria squadra vincente comunque. Vogliamo che il giocatore falloso, se della nostra squadra, la faccia franca. La domanda è se questo serva al giocatore falloso e ai nostri figli. E' la domanda che diventa centrale durante la cena. E' spiazzante che a porla sia l'antipatico politico, antipatico come i politici oggi. Spiazzante perché solo lui per un attimo ha chiaro che per il bene dei figli, i figli non debbano essere “protetti”, ma debbano pagare. Per un attimo. Poi la vita con la sua complessità e il groviglio delle convenienze personali ha il sopravvento. Purtroppo.






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