sabato 19 agosto 2017

La quiete dentro la tempesta


Si doveva andare al caffè in piazza, a sentire musica e guardare gente. Solo che mia moglie scopre delle macchie sul tetto in soggiorno. Infiltrazioni d'acqua? Io che ho fama immeritata di pessimista ipotizzo il meglio invece. Forse sono ombre proiettate sul tetto. Ombre cui prima non avevamo fatto caso. Ombre di vasetti o oggetti vari sparsi per i mobili. Spostiamo dunque vasetti e oggetti vari. Ma le ombre non si spostano. Per forza, sono infiltrazioni d'acqua. Panico. La condomina sopra di noi è in vacanza. Non abbiamo il suo numero di cellulare anche perché siamo in pessimi rapporti con lei. Infine troviamo l'amministratore del condominio. Spiega che i pompieri non aprirebbero l'appartamento per un motivo simile. Sono le 21.30 e lo spettacolo in piazza sarà iniziato. Infine troviamo una condomina che è in confidenza con la vicina di cui avrà certamente il numero di cellulare e forse copia delle chiavi di casa. Dopo lunghe trattative telefoniche l'amministratore è autorizzato a salire su e controllare. E dopo lunghe verifiche mentre le macchie si allargano sul nostro soffitto arriva la diagnosi. Un radiatore perde acqua e viene chiuso nel modo giusto, previa consulenza telefonica con un idraulico in vacanza. Sono le 22.30. Il disastro pare scongiurato. Andiamo in piazza a riscuotere il compenso dello stress. E lì, seduto al caffè, godo il passeggio di una umanità pacifica che gode con poco. Anche ascoltando un cantante imitatore di Renato Zero. Per me quiete dopo la tempesta. “Uscir di pena è diletto fra noi” (Giacomo Leopardi).
L'indomani succede qualcosa che fa sembrare ridicola l'ansia per una perdita di acqua. Succede a Barcellona, una città che amo, come tanti. Per sera, abbiamo prenotato un tavolo in un locale spagnolo per mangiare paella e ascoltare un chitarrista. Il chitarrista ha dato forfait; al suo posto un cantante che propone karaoke. Nessuno protesta. L'umanità pacifica che cerca vacanza e quiete non è quella di facebook. Non è quella che pronuncia sentenze inappellabili a destra e a manca. Non è quella pronta a sostituire Domineddio nel giudizio universale. Non è quella di chi ha capito tutto. Trova quiete anche nella tempesta. La guardo mangiando tapas, paella e crema catalana. Ci sono giovani e pensionati, c'è una giovane coppia inglese che sembra molto a suo agio, ci sono bambini in età pre-smartphone che si guardano attorno e scoprono il mondo, prima che giunga l'età in cui il mondo reale degli odori e dei sapori venga occultato dalla grande coltre del web. Si mangia spagnolo e si canta italiano. Anche napoletano. Che la coppia inglese sembra capire. Vengo coinvolto, felice di esserlo, cimentandomi in “I' te vurria vasà”, addirittura cortesemente applaudito . Angolo di quiete nella tempesta.

giovedì 17 agosto 2017

I volenterosi aiutanti carnefici di Roma


Sono passate da poco le 21 ed accompagno alla stazione centrale di Ostia la mia nipotina con sua madre. Da tempo non
frequentavo quella zona di sera. Ci sono persone giovani e anziane sedute sul marciapiede a non far niente Solo bere birra. Un giovane cammina urlando al cellulare parole minacciose. Non mi sento per nulla tranquillo. Il trenino è passato da poco. Il prossimo fra mezz'ora. Normalmente mi sarei congedato dalla persona accompagnata. Invece resto lì. Quindi per mezz'ora osservo nell'atrio chi passa, chi compra il biglietto, chi passa per i tornelli. Bene. I turisti fanno tutti il biglietto per entrare. Poi vedo un italiano che timbra un biglietto, ma fa passare altri due dietro di sé. Poi vedo un altro che forse è un arabo o forse un italiano abbronzato che salta agilmente per entrare. Non c'è segno di vigili, forze dell'ordine, militari o personale di sorveglianza. Quello che è saltato dentro apre agevolmente le porte esterne di ingresso. E fa entrare gli amici. O almeno persone che credo saranno amiche. Intanto un altro salta e fa lo stesso. Questo è certamente italiano. Tutto normale e razionale. Se non c'è vigilanza, obbedisce alla ragione (seppur non all'etica) non fare il biglietto. Ed è intelligente (per sprecare una parola impegnativa) far viaggiare gratis amici che poi ti compenseranno con una birra. Però poi mi accorgo che è assai peggio. Quei due non hanno più amici da aiutare. Infatti dissuadono dall'inserire il biglietto gli sconosciuti che lo hanno acquistato. "Vi apro io. E' facile". Sono raggianti. Felici come vediamo talvolta una levatrice o chi salva una vita. Allora il mio pessimismo tocca l'apice. Se è così difficile capire che a un ladro non conviene che i ladri si moltiplichino. Se un ladro non capisce che qualcuno deve pagare perché lui possa viaggiare gratis. Se nessuno sa spiegare a quei ladri che stanno contribuendo a distruggere Roma più con la loro allegra idiozia che rubando, allora mi arrendo.

domenica 13 agosto 2017

La carriera dell'abusivo nella comunità che regredisce


Esco da casa stamani nella città bollente. C'è pochissima gente sui marciapiedi e raramente passa un'automobile. Però accanto al semaforo, sotto il sole battente, c'è un ragazzo nero, attorno ai trent'anni, con l'attrezzo lavavetri. Da quanto è lì e quanto avrà racimolato? D'improvviso lui scatta verso il marciapiede di fronte dove cammino io. Penso che ha visto in me uno dei rari esseri umani in circolazione cui chiedere una moneta, pur senza la finzione di offrire in cambio qualcosa. Sbaglio. C'è un altro nero vicino a me, in bicicletta, appoggiato ad un albero. Il lavavetri si rivolge a lui e sento le sue parole in buon italiano. "Scusami. Lavoro al semaforo qui. Ma mi potresti dire qualcosa che potrei fare"? Insomma chiede lavoro così, al primo che incontra, ipoteticamente solidale perché nero ed ospite come lui. Sperando che quello gli suggerisca un posto di aiuto ad un venditore abusivo o qualcosa di simile. Sorrido ancor ora di simpatia pensando a quella frase detta con serietà: "Lavoro al semaforo". Lavorare ad un banchetto abusivo o esponendo merci strane su un lenzuolo per terra gli sembrerà un progresso giustamente. Ci penso mentre guardo le troppe foglie cadute che alle prime piogge qui ad Ostia intaseranno i tombini con le note conseguenze devastanti. Quest'anno peggiori. Penso a questo e penso alla nostra impazzita comunità. Che preferisce remunerare malamente il finto lavoro dei lavavetri piuttosto che raccogliere l'equivalente per mettere all'opera squadre che spazzino le foglie. Penso agli inesistenti servizi per il lavoro, lavoro di italiani o rifugiati. Penso all'intossicazione liberista che fa credere che l'offerta individuale di lavoro si incontrerà spontaneamente con l'evidente bisogno pubblico di ramazzare le foglie. Penso al mantra "meno tasse per tutti" che ci sedusse 23 anni fa e continua a sedurci. Penso quanto mi costerà il prossimo allagamento della cantina. Senza peraltro essermi accorto di pagare meno tasse. Ma quest'ultimo fra tanti temi seri è proprio una futilità. Anzi, quasi quasi lo cancello.

giovedì 10 agosto 2017

I nemici dei miei avversari non sono miei amici


Mi capita che davanti ad un post avrei cose complicate da dire, fuori dallo schema mi piace/non mi piace. Allora talvolta rinuncio al commento. Mi è capitato per qualche amico "comunista" o "anti-imperialista" a proposito delle minacce nucleari di Kim etc., insomma del nipotino e figlio dei precedenti "capi" della Corea del Nord. Gli amici mettevano in rilievo con indignazione che gli Usa sono da tempo la vera minaccia nucleare all'umanità (peraltro l'unico Paese che l'abbia sperimentata sulla carne viva dei civili). Vero, insieme alla Russia, alla Francia, all'Inghilterra, all'India, al Pakistan e ad Israele (che però - boh - non è ufficialmente un Paese dotato di atomica). Tutto vero. E anche peggio pensando alle minacce all'Iran e a quelle concretizzate contro Saddam. Da questo io però deduco la necessità di un impegno dei popoli del mondo per un disarmo nucleare generalizzato. Deduco la necessità di una lotta per la riforma dell'Onu perché non ci siano più potenze con diritto di veto e perché ogni Paese conti per i suoi abitanti, etc. Non deduco affatto però che i nemici dei miei avversari (gli Usa, Trump) debbano essere miei amici. Anzi, pur detestando Trump per quel che rappresenta, sono costretto a preferire che se ci debba essere una sola atomica al mondo questa sia nelle sue mani e non in quelle del "compagno" Kim. Per il semplice motivo che in Usa non si è capo per diritto di nascita, anche se si è un imbecille, e perché gli Usa hanno organi di garanzia e contrappesi che La Corea del Nord non mi pare conosca. P.S. Discorso analogo per Maduro. Che ho già fatto.

mercoledì 9 agosto 2017

Esercizio eretico: ius civilitatis


Breve premessa. Sono solo un tantino sensibile ai cosiddetti "diritti acquisiti". Sono molto più attento ai bisogni che non diventano diritti. Forse è il mio modo di compensare. O forse così mi rivelo persona non di sinistra, come qualcuno, forse a ragione, ritiene. Ad esempio se ci sono 1000 licenziamenti nella grande fabbrica che delocalizza e c'è grande solidarietà e attenzione dei media, solidarizzo sì, ma mi viene da pensare ai 10.000 che quel giorno hanno perso il lavoro in ordine sparso, uno in una officina, due nel supermercato, uno nello studio dell'architetto, etc. E mi viene da pensare a quelli che un lavoro non hanno mai avuto. Loro non ricevono solidarietà dai media: Sono numeri nelle statistiche. Egualmente, a proposito di immigrazione, ius sanguinis e ius soli, credo di capire la paura verso il diverso. Solo che mi chiedo se non si debba avere più paura dei delinquenti che già conosciamo. Quelli indigeni. Allora da tempo ho l' esigenza di formulare una proposta eretica. Sostituire lo ius civilitatis allo ius sanguinis o allo ius soli. Cioè cittadinanza a chi condivide le regole. Cittadinanza sottratta a chi non rispetta più le regole: ladri, corrotti, evasori, inquinatori, picchiatori, stupratori. E poiché mi è chiaro che a qualcuno, sofferente di cattivismo congenito, che fa tanto "moderno",(o pragmatismo o "a me non la dai a bere"), mancherebbe qualcosa se non affondassimo barconi, rispedissimo in Libia, etc., propongo che in cambio dell'accoglienza di 1000 migranti fra i quali potrebbero nascondersi 10 o 100 delinquenti, si imbarchino e si spingano verso il litorale libico 1000 conclamati delinquenti indigeni. I conti mi tornano. Quale obiezione potrebbero fare Salvini o i salviniani inconsapevoli dei vari partiti?

giovedì 3 agosto 2017

Il coraggio dell'eresia


Ieri a "In onda" ho ascoltato per qualche minuto Cuperlo. Non ha detto cose straordinare. Mi è successo però di avvertire che sentiva intensamente quanto stava dicendo. Quando ha detto più o meno: "La sinistra storica ha subito una sconfitta ma non ha saputo farne l'occasione per ripensare le classi, i bisogni, i valori cui prima si riferiva. Occorre ripensarli anche col coraggio dell'eresia". Si potrebbe rispondere a Cuperlo che Renzi ha avuto il coraggio dell'eresia. E' riuscito a dire addirittura che la sinistra è Marchionne. Sarebbe una risposta sbagliata però perché Cuperlo parlava di una sinistra che dovrebbe trasformarsi non diventando destra, ma restando sinistra. O diventando sinistra vera, direi io. Ho la strana certezza che Cuperlo avesse in mente eresie necessarie per diventare sinistra vera e vincente. Ma non potesse enunciarle per timore di finire fuori gioco. Chissà se i miei amici di sinistra hanno eresie da proporre. E' più facile farlo se non si è in prima linea. Io provo ad enunciarne qualcuna. 1. Disoccupazione consentita zero. 2. Sequestri per chi viola il principio della funzione sociale dell'impresa. 3. Reddito universale garantito. 4. Eguali tutele per l'impiego pubblico e privato. 5. Libertà e flessibilità nelle carriere lavorative, ascendenti, orizzontali e discendenti. 6. Progressività spinta e tassa di successione severa. 7. Rapporto massimo consentito di 1/10 fra più pagato e meno pagato (non domani, ma con chiara direzione di marcia). 8. Sistema di istruzione permanente ( per lavoratori, genitori, nonni, etc. ) più che obbligo scolastico 9). Responsabilità verso i posteri (no inquinamento, no debito). 10. Responsabilità verso chi fugge guerra e fame, con battaglia per condividerne il peso fra Paesi fortunati.
P.S. Non mi direi cuperliano. Sono più attento alle idee che ai personaggi.

mercoledì 2 agosto 2017

Maduro: socialismo senza democrazia?


Credo che anche l'atteggiamento verso Maduro di quella che si chiama “sinistra” sia sintomatico di una confusione totale. Anche io peraltro fatico a scegliere, nel silenzio degli amici. Do per scontato che gran parte dell'opposizione a Maduro sia alimentata dagli Usa e da cosiddetti “poteri forti”. Ma quella opposizione ha conquistato legalmente il Parlamento che è sede della volontà popolare e della funzione legislativa. Maduro allora vanifica il Parlamento, da via libera a giustizieri in moto e arresta gli oppositori. Promuove poi una Assemblea Costituente, votata in gran parte con criteri tipici delle corporazioni, affinché possa essere aggirato il vecchio principio democratico di “uno vale uno”. Intanto il Paese è alla fame e senza medicine. Ripeto: verosimilmente colpa degli Usa; ma anche della monocultura del petrolio. Certamente le minacciate sanzioni Usa giovano a Maduro. Mentre si preparano sanzioni Ue con l'opposizione – pare – di Tsipras e del governo “rosso” portoghese. Sono perplesso, come lo fui per la condanna di Lula e la solidarietà "rossa" attorno a lui.. Perplesso per gli argomenti “rivoluzionari” usati dai “comunisti” italiani con i quali, sentendomi sempre più comunista, sempre meno concordo. Perché continuo a pensare che i nemici dei “cattivi” non siano necessariamente “buoni”. Troppo difficile scegliere. Ma infine scelgo la legalità contro la presunta “rivoluzione” che copre arbitrio e corruzione. E mi conforta un po' il dissenso di Mujica, il Cincinnato dell'Uruguay, rispetto alle scelte di Maduro.