lunedì 27 novembre 2017

In dissenso col senso comune


L'ultimo soggetto politico in cui mi sono imbattuto fra quelli che dicono di guardare radicalmente a sinistra è una Assemblea per una Lista popolare. Assemblea che si terrà domani e cui non parteciperò. Mi è bastato leggere un cartello nella foto. Diceva:" Lavorare meno lavorare tutti". Vorrei dirlo con gentilezza e simpatia. Per me è l'ennesimo esempio di confusione e inconsistenza ideale e strategica. E' un esempio antico, anzi, e continuamente rilanciato. Simile alla trovata per cui la pensione sempre più ritardata sottrarrebbe opportunità ai giovani. O a quella per cui i robot sottrarrebbero lavoro. Chissà se riesco a spiegarmi. Lavorare tutti è possibile e necessario. Lavorare meno è desiderabile e possibile per alcuni, molti o anche tutti, ma non è affatto una ricetta per lavorare tutti. Si può e si deve lavorare tutti semplicemente perché i bisogni umani cui rispondere col lavoro non hanno fine. Per lo stesso motivo non serve mandare presto in pensione gli anziani che abbiano capacità e voglia di lavorare,piuttosto, eventualmente, quelli che non hanno più l'una o l'altra. E infine i robot sono una benedizione se ci consentono di eliminare lavori ingrati e faticosi. Purché i robot siano guidati dal governo dei cittadini e non da quello del capitale. In sintesi serve un progetto socialista che apra a nuove libertà. Non serve a nulla la ricorrente tentazione luddista che immagina il lavoro come una torta predefinita da spartirsi. Essa è solo il sintomo di una resa e di una strategia difensiva contro l'anarchia del mercato che rende goffa e disarma la prospettiva socialista. Questo penso in solitudine.

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