domenica 7 gennaio 2018

Invece dell'eguaglianza


Debbo ricordare che io con miei quasi 5000 amici non rappresentiamo il Paese né tanto meno il mondo. Forse rappresentiamo 5 milioni di persone. Non più. Siamo prevalentemente pensionati o prossimi alla pensione. Dormiamo nelle nostre case riscaldate. Ogni tanto leggiamo un libro. Il sabato andiamo in pizzeria. Qualche volta al cinema. Anche a teatro talvolta. Per quel che mi riguarda ogni tanto mi permetto di spendere 100 euro per andare al Sistina. Oppure i 100 euro li spendono le figlie per fare a mia moglie e me un regalo di Natale. Come ieri per "Mamma mia", il celebre musical. Spettacolo come prova di unità nazionale, con tutti in piedi a cantare la stessa cosa.
A Barberini saliamo sulla metro che scoppia di gente. C'è una donna sul marciapiede che è scesa e grida infuriata "attenti alle zingare, sono ladre, attenti". Ne ho una davanti e una alle spalle. Adolescenti fra i tredici e i quindici anni. Quella che ho di fronte ha poco della rom. Mi sorprende il telefonino preistorico che tiene in mano. Oggi anche i poveri assoluti investono in uno smartphone. Non capisco soprattutto l'indifferenza assoluta della giovane rom. Mentre tutti parlano di lei e si scansano, se ne sta senza alcuna emozione visibile. Le danno sedativi o cosa? Sul trenino per Ostia invece incontro rom adulti e maschi. Se ho capito come funziona quel mondo, loro non si dedicano agli scippi. Gli scippi sono riservati alle adolescenti non punibili. Loro invece barcollano strafatti di birra. Così, tornando a casa, con metro e trenino, mi imbatto negli altri mondi. Un altro mondo è quello del ragazzo assai curato, con i capelli scolpiti e griffato da testa a piedi. Lo guardo con il mio consueto sentimento di stupore. I genitori che investono su un figlio come opera d'arte. Sempre più perplesso sul destino della famiglia. Sia la famiglia rom che la famiglia "borghese".

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