mercoledì 28 febbraio 2018

Note per pochi intimi: la musica e le parole


LeU e PaP che - diciamo così- si contendono il mio voto hanno in comune qualcosa. Entrambi propongono di lottare la disoccupazione riducendo a 32 ore l'orario di lavoro. In base al senso comune per cui la torta divisa in più fette nutre più commensali. Dimenticando - mi pare - che meno si lavora meno la torta cresce. Aggiungere poi che la riduzione oraria deve avvenire a parità di salario mi pare quanto meno grottesco. Sarebbe compatibile solo con l'esproprio forzato degli imprenditori. E comunque incompatibile per lungo tempo anche nel passaggio ad una economia collettivizzata. Almeno fino a quando l'economia socialista non dimostrasse di poter attuare recuperi di produttività macroscopici e tali da salvare capre e cavoli. Però di nazionalizzazioni non parla LeU. Ne parla in parte PaP che coraggiosamente progetta di ri-nazionalizzare settori strategici privatizzati. Perché questa proposta nei programmi di LeU e di PaP? Debbo pensare necessariamente ad una proposta seducente e inattuabile, cioè elettorale. Ieri alla 7 non casualmente e saggiamente Bersani sfumava la proposta di Grasso. Accetto e chiedo chiarimenti e correzioni. Comunque dividerò il mio voto fra LeU e PaP. Diciamo che apprezzo nell'esecuzione in parte gli interpreti, in parte il motivo con l'arrangiamento, pur non comprendendo le parole o considerandole banali. Come accade per lo più con le canzoni che ogni tanto canticchio.

Psicologi o ingeneri ovvero Bonino, fra stima e dissenso




I miei amici coprono l'arco dal PD ai comunisti. Emma piace moderatamente solo ai piddini. Dagli altri riceve solo dissenso duro, se non insulti. E' una "liberista", pensa un po'. Come quasi tutti: o liberisti puri (come Emma) o liberisti-protezionisti (o meglio per un capitalismo sovranista) che vogliono imbrigliare maldestramente il cavallo pazzo della globalizzazione, ma non osano proporre di cambiare cavallo.
Lei crede invece di poter coniugare liberismo radicale e accoglienza, nell'epoca delle grandi migrazioni che confondono il pensiero della sinistra arrancante.
Leggo però che Emma interviene sul tema "Scuola" polemizzando con la cultura classica che disarmerebbe i giovani nella competizione di un mercato del lavoro che vuole ingegneri. Stamani anzi la sentivo su Omnibus opporre ingegneri a psicologi. Il mercato vuole i primi e non i secondi, diceva. Sì, non c'è dubbio. Il mercato vuole ingegneri, per costruire ponti,. ma anche seconde case e slot machine. Però la ragione e i bisogni di cura richiederebbero psicologi e operatori sociali. Li chiederebbero già assai più se ci fossero davvero e invece quelli veri, cioè credibili ed efficaci, ci sono ma non sono così' numerosi. E nel mercato vince ciò che è visibile e di efficacia evidente, bombe comprese. Il mercato insomma richiede poco “umanisti” un po' perché le persone non sanno di averne bisogno, un po' perché gli “umanisti” sono meno facilmente valutabili e spesso loro stessi rifiutano anche le valutazioni possibili; sembrano pensare che dire qualcosa in latino o stendere qualcuno su un lettino sia in sé formativo o curativo. Insomma, dal mio punto di vista, farei a meno di molti attuali latinisti, insegnanti, psicologi, sociologi, assistenti sociali ed “umanisti” vari. Però investirei molto per dimostrare che gli “umanisti” veri (efficaci) servono più che gli ingegneri, nel mio auspicio di percorso prudente e condiviso verso la “decrescita.felice”, con meno avere e più essere. Investirei di più e subito in formatori dei formatori, prima che se ne perda traccia. Ho qualche dubbio che ci siano molti eredi di Umberto Eco e di Tullio De Mauro.
P.S. Quasi escludo di essere riuscito a spiegare l'ennesimo caso in cui mi trovo solo fra opposti schieramenti culturali e politici nei quali non posso militare. .


martedì 27 febbraio 2018

Quando non ci accorgiamo di essere vecchi


Invecchiamo in tanti modi diversi. Spesso malissimo. Capita soprattutto ai più famosi. Quelli che mi fanno star male quando si presentano in TV, egocentrici, depressi, malamente restaurati. O anche quando continuano a scrivere, ma rivelano incertezze sintattiche. Mi è capitato di notarlo con Eugenio Scalfari che ho sempre letto e che, come il suo quasi coetaneo Camilleri, continua a scrivere a 93 anni. A parte la vanità senile del fondatore di Repubblica nell' esibire amicizia coi potenti cui darebbe preziosi consigli, riguardo la scrittura la prima volta ho pensato ad un refuso, la seconda mi sono allarmato, ora sono sconsolato. Domenica scorsa non ho capito proprio il senso del suo pezzo: un excursus storico senza motivazione e connessione all'attualità. O sto invecchiando io? In compenso ieri nella trasmissione di Fazio ho avuto un soprassalto vedendo e ascoltando Sandra Milo. Non l'ho mai seguita molto. E il mio pre-giudizio non era positivo. Invece... Parlava del suo ruolo nell'ultimo film di Muccino. Ha toccato con leggerezza acuta un tema difficile dicendo del suo iniziale rifiuto ad interpretare una donna "che non è niente". Capendo dopo che rappresentare una donna ridotta a niente richiede l'interpretazione di una donna intelligente che è tutt'altro che "niente". Ho pensato che su analogo tema, parlando in un suo film di Sordi, il geniale Moretti mi stupì negativamente confondendo a mio avviso con il personaggio l'interprete romano dell'italiano cialtrone. Non sempre gli intelligenti dicono cose intelligenti. Ma questo è altro discorso. Augurando a tutti una felice vecchiaia, spero che qualcuno di cui mi possa fidarmi mi avverta in tempo quando sarà l'ora di smettere di confessarsi sul web.

domenica 25 febbraio 2018

Se sociale e politico non si incontrano


Nella mia famiglia vige il pluralismo politico. Le persone a me vicine si collocano in uno spazio fra PD e Potere al Popolo, passando per Liberi ed Uguali. La persona a me più vicina rappresenta, pur con debole convinzione politica, la destra relativa in quest'arco. Però lei è la più capace di empatia verso i deboli, i deboli in senso lato. Succede che lei non faccia mancare un sostegno ai volontari immigrati che ramazzano il mio quartiere. Lo fa con denaro e attrezzi di pulizia. Succede che soffra visibilmente se un negozio chiude. Che farà il proprietario, che faranno i dipendenti? Succede che cambia l'edicola ove compra il giornale se viene a sapere che quella più lontana è in difficoltà. Io spesso faccio spallucce o ne rido divertito. Adesso ha raccolto tappeti conservati in cantina per regalarli al giovane gestore che - lei dice- lavora troppo per poco e la cui edicola ha scoperto sporcata da pedate infangate dei clienti. Faccio spallucce, ma ogni tanto mi dico che io sono inutile col mio radicalismo ormai meramente contemplativo e lei è assai più utile di me nell'occuparsi degli altri, benché non trovi ancoraggio in una sinistra che non la persuade.
P.S. Post riparativo dedicato ad una persona che stimo.

sabato 24 febbraio 2018

Quelli che si piacciono molto


Fra costoro c'è Minniti. Ieri, intervistato da Formigli, sentenziava su fascismo e su immigrati. E, dopo ogni sentenza, annuiva e diceva sì a se stesso. Non voglio parlarne male. E' molto efficiente e realista. Non ha negato i lager libici. Ha rivendicato che, grazie alla sua azione, l'Onu è presente in molti campi per vigilare. In molti, non in tutti campi. Ed ha detto che se gli sbarchi fossero continuati al ritmo di un anno fa l'Italia (la democrazia italiana) sarebbe stata a rischio. Vero, ma solo perché non abbiamo un governo e una maggioranza capaci di distribuire nel territorio una buona accoglienza. E perché abbiamo barattato con l'Europa l'autorizzazione ad indebitarci con la revisione di Dublino.
Sul fascismo, per giustificare la "prudenza" nel contrasto ai fascisti del terzo millennio, ha ricordato il "boia chi molla di Reggio" osservando che la repressione della piazza procurò per reazione lo straordinario successo elettorale del Msi che ha Reggio ebbe il 40%. E quindi? Quindi aspettiamo che la magistratura valuti. Ma senza fretta, par di capire. Grande prova di realismo anche qui. Del resto non c'è altro da fare se consideriamo utopistico un piano di riscossa nazionale che offra sponde ideali alternative e credibili alla giovane manovalanza del fascismo. Se non concentriamo risorse sulla lotta alla povertà -economica e culturale - del nostro Paese. Vedi ieri, al di là del problema "fascismo" la dichiarazione netta di Perotti, critico sulle mirabolanti promesse elettorali.

La demagogia che li fa uguali


Succede che uno (io) titubi sul voto. Poi arrivano quattro parole giuste (cioè sbagliate) e non si tituba più. Roberta Lombardi, candidata governatore del Lazio, pensa di "accogliere più turismo, che rilancia l'economia locale, e meno migranti che invece pesano sull'economia locale". "Non è questione di destra o di sinistra - aggiunge - ma di buon senso". Sì, quel buon senso che avrebbe dovuto indurmi al sì nell'incredibile quesito del referendum costituzionale che ci chiedeva se volessimo diminuire (o aumentare) i costi della politica. Allora quelle parole furono decisive per risolverei residui dubbi e votare No. Come ora dico No a Roberta Lombardi.

giovedì 22 febbraio 2018

Corrotti e corruttibili


Due parole ispirate dalla trasmissione di Mentana di ieri sera riguardo FanPage. Come spesso, ho pensieri facilmente contestabili dagli opposti militanti. Gli oppositori del governo nazionale e campano condivideranno la mia assoluta convinzione che FanPage abbia "provocato" corrotti veri ed abituali. E che sia terrificante che i cittadini in Campania e altrove debbano essere troppo spesso amministrati da corrotti. Proprio per questo però mi appare ineludibile la riflessione sul potere dei media (o anche del caso) di illuminare la corruzione campana piuttosto che quella laziale o veneta o qualsiasi altra. Poi c'è una domanda cui temo di avere risposta. Quanti di noi, si considerano incorruttibili? Anzi, parlo in prima persona e mi chiedo: se potessi gestire favori vendibili resisterei a qualsiasi offerta corruttiva? Resisterei anche se avessi la certezza dell'impunità? Avrei resistito sempre nella mia vita all'offerta della casa dei miei sogni, del viaggio dei miei sogni o della donna dei miei sogni? Insomma penso che in parte il caso mi abbia risparmiato i riflettori di FanPage. Mi considero poco corruttibile perché non saprei cosa fare di una seconda casa e perché non mi è capitata in sorte una moglie arrivista sociale, ma voglio pensarci ancora un po' prima di dichiararmi incorruttibile. P.S. Non sto dicendo che siamo tutti uguali. Sto dicendo che un pochino ci somigliamo. Più di quanto dicono i Robespierre e i Savanarola. E comunque occorre scegliere una classe dirigente che non si venda per un piatto di lenticchie pur non essendo a stomaco vuoto.

mercoledì 21 febbraio 2018

Il punto sulla mia evoluzione


Confermo che resto indeciso sul voto a marzo. Anzi mi sto monitorando nella mia evoluzione quotidiana. Fino a ieri davo le mie probabilità di voto così: 40% Liberi ed Eguali, 40% Potere al Popolo, 20% non voto. Ieri sera ho fatto abbuffata di politica sulla 7. Ad Otto e mezzo ho ascoltato Garofalo, portavoce di PaP. A Di Martedì, Renzi, D'Alema e Di Battista. Ho trovato al solito e più del solito insopportabile lo spettacolo di odio fra Renzi e D'Alema. Ho pensato che l'Italia ha bisogno di ben altro e che sarebbe saggio sbarazzarsi di distraenti duellanti e di tifo. Peraltro non riesco a condividere né il progetto renziano né quello dalemiano. Un po' troppo semplicistico ad esempio il progetto esposto da D'Alema di azzerare il lavoro a tempo determinato sostituendolo con tempo indeterminato dopo congruo periodo di prova. Io penso che sia giusto e possibile un sistema che ci faccia transitare "morbidamente" (senza traumi) da lavoro a lavoro coerentemente con la nostra personale evoluzione e l'evoluzione dei bisogni delle comunità. Né precarietà, né ingessature. Possibile solo col socialismo o almeno con forti elementi di socialismo (dinamico, comunitario, non burocratico). Mi ha deluso quindi anche la rappresentante di Potere al Popolo. Mettere in testa l'abolizione della Fornero e del Jobs act senza dir nulla su come recuperare TUTTI gli esclusi dal lavoro mi è sembrato incoerente con la base sociale di PaP, di disoccupati e precari. Sicché alla fine ho apprezzato di più Di Battista che almeno esibiva il progetto di salario di cittadinanza. Pur con alcune motivazioni a mio avviso pedestri. Il salario di cittadinanza per incrementare i consumi, l'attività delle imprese e l'occupazione. Ma questo si diceva di voler fare anche con i famigerati 80 euro e si potrebbe fare anche lanciando banconote da un aereo per far sì che la folla "arricchita" si riversi in pizzeria o compri l'ultimo iphonre, stimolando produzione e consumi. O no? Oppure scegliamo la serietà dell'economia reale. Assai più seria in Di Battista l'argomentazione anche economica per una lotta dura alla corruzione. Beh, ora mi do al 40% LeU, 40% PaP, 10% M5S, 10% astensione. Domani chissà.
Firmato: uno che vorrebbe trovare una sponda, ma davvero non ci riesce.

lunedì 19 febbraio 2018

Il governo gentile


Gentiloni è persona gentile. Non dirà mai "Fassina chi?". Ma la sostanza non cambia. Sorprendente che il TG3 dia tanto risalto al regalo di 100 euro l'anno agli utrasettantacinquantenni con reddito non superiore ad 8000 euro, nella forma di esenzione dal canone Rai. E' un governo questo di persone gentili. Anche Minniti è gentile. Non spara ai barconi. Semplicemente consegna chi fugge a guerra e miseria ai lager libici.

sabato 17 febbraio 2018

La sinistra non vince o non c'è perché


1. Perché divisa fra chi crede nello “sviluppo” e nelle grandi opere e chi crede alla crescita personale con la decrescita felice
2. Perché divisa fra chi crede che si debba lavorare meno per lavorare tutti e chi crede che possano e debbano lavorare tutti, molto o poco, a loro discrezione
3. Perché divisa fra chi crede che aziende e mercato debbano essere imbrigliate e chi crede debbano essere sostituiti da uno Stato socialista, non burocratico, ma con potere alle comunità, senza briglie e ingessature
4. Perché divisa tra chi teme i robot e chi vuole che ci appropriamo dei robot per liberarci dei lavori noiosi e pesanti
5. Perché divisa fra chi vuole eguali i connazionali e chi vuole eguali gli abitanti del mondo
6. Perché divisa fra chi è più attento ai diritti dei lavoratori e chi è più attento ai diritti di chi non lavora
7. Perché divisa fra chi trova convergenze a destra (no Fornero, no euro, etc.) e chi trova convergenze al centro.
8. Perché divisa fra chi sceglie il compromesso e si sporca le mani e chi tiene le mani pulite con una bandiera rossa per un futuro che forse verrà.
Domanda: Sono alternative insuperabili o è possibile una composizione? Ovvero esiste la Sinistra?

Mi contraddico?


Se dico che i partiti fascisti debbono essere sciolti e l'apologia di fascismo sanzionata, come da Costituzione, legge Scelba e legge Mancino. Se poi dico che antifascismo non è infierire su un lavoratore delle forze dell'ordine a terra ed inerme e non è neanche sputare addosso a Giorgia Meloni. Se dico questo mi contraddico?

venerdì 16 febbraio 2018

A casa tutti bene: brevi note sul film



Ho visto “A casa tutti bene” di Gabriele Muccino. Riuscito a metà. Forse per l'assenza di un punto di vista. Molti, troppi personaggi in storie intrecciate . Il film si inserisce nel genere “scoperta dell'inferno familiare”. Non è chiaro se per l'autore la crisi che nel film investe una famiglia allargata trovatasi per una lieta ricorrenza, sia una patologia o la rappresentazione di una crisi epocale dell'istituzione famiglia. Il positivo del film mi pare attribuibile al selezionato cast di attori e attrici oltre che al mestiere del regista. Mi ha persuaso fra gli interpreti soprattutto GianMarco Tognazzi, nel ruolo del cialtrone così tipico, in mille sfaccettature, nella commedia italiana. Ed anche Massimo Ghini il marito devastato dall'Alzheimer ed accudito da una moglie -Claudia Gerini – che è stanca di accudire, è stanca di essere identificata solo come addetta alla cura. Reagisce, si ribella, ma poi si piega al sentimento di “amore”. L'amore è una trappola per le donne? Muccino non sembra crederlo. Ma, per dire dello spirito del tempo, il frammento replica la narrazione di Ella e John. Verosimilmente sempre più il cinema si occuperà di anziani. Si aspetta un autore che sappia parlare dei “misteriosi” giovani e adolescenti di oggi.

giovedì 15 febbraio 2018

Loro dopo di noi


Non reagiamo più. Non abbiamo più nulla da dire se in Florida, ancora negli Usa, ancora in una scuola, si consuma un massacro. L'ennesimo. Parole di circostanza al più e solite accuse alla lobby delle armi. Che però lascia indifferenti gli americani. Ovvio per me e per i più in Europa che la lobby sia la concausa fatale. La concausa, non la causa. Perché lì c'è l'interesse dei fabbricanti di armi che foggia il senso comune degli americani convinti davvero di difendere un diritto costituzionale ad armarsi. E qui non c'è nemmeno una lobby per spiegare le baby gang. C'è il degrado delle periferie ed altro. C' è il vuoto di cui spesso parlo con angoscia. Pensando che non sappiamo più nulla dei giovani. Loro in comunicazione con un mondo a noi ignoto. Indifferenti ai discorsi e alle campagne elettorali degli adulti. Insofferenti al dialogo che cerchiamo di imporre loro nel recinto scolastico. Insofferenti e protetti da genitori che nulla sanno davvero di loro e che però vendicano a schiaffi e pestaggi i figlioletti "offesi" dall'estraneo docente. Non sappiamo più nulla di loro. Non riusciamo ad immaginare il mondo che costruiranno dopo di noi.

Quelli che non credono in niente


Non escludo che ci sia qualcosa o qualcuno interessato a distruggere ogni speranza. Forse è solo una perversione del secolo delle passioni tristi. Se stimi un politico, prima o dopo ti sarà rivelato che ha rubato. Se ammiri un regista, prima o dopo saprai che è un pedofilo. Se fai donazioni ad una Ong, scoprirai che fra i suoi volontari ci sono stupratori. Come rispondere a quelli che fanno terra bruciata attorno alle tue speranze? Ci provo. Perché non amo gli stupratori e però neanche quelli di "non si salva nessuno", "non credere in niente". Mi dico che c'è il bene ed il male, ma non ci sono i buoni e i cattivi. Mi dico che noi umani siamo fatti così: capaci di generosità e capaci di compromettere carriera e reputazione per una inutile regalia di soldi che non sapremo spendere, capaci addirittura di scivolare da una sincera carezza caritatevole ad una carezza torbida. Non tutti eguali, ma tutti variamente esposti. Provo a farmene una ragione e vado ad ammirare un quadro dell'assassino Caravaggio e a commuovermi se Oxfam o Medici senza frontiere salvano dall'annegamento e dalla malattia donne e bambini. Faccio spallucce ai pervertiti che vogliono insegnarmi a non credere in nulla.

domenica 11 febbraio 2018

Appunti di "non tifoso" a proposito di 5Stelle


Di Battista da Fazio. Chiarisce bene - non sempre avviene - che a chi percepirà il salario di cittadinanza si chiederà un impegno lavorativo per la comunità locale, oltre ad un impegno in formazione e il possibile rifiuto di sole due offerte di lavoro.
Bene: avrebbe potuto dire con maggiore nettezza che il lavoro in comunità libera il salario di cittadinanza dall'accusa di "assistenzialismo".
Assai meno persuasiva la spiegazione del disimpegno di 5Stelle dal movimento antifascista mosso dai fatti di Macerata. Che diavolo significherà mai che "la politica non deve strumentalizzarlo"? L'antifascismo è un pretesto o un impegno civile? La politica DEVE "strumentalizzare". Nel senso che ogni parte deve cogliere in un fatto il segno delle sue ragioni. Se può farlo. Se non ci riesce, fa una cattiva strumentalizzazione di cui deve pagare il prezzo.
Riguardo la polemica di Di Battista sui giornali in conflitto di interesse - vedi Caltagirone costruttore ed editore del Messaggero, giornale polemico con la rinuncia di Raggi alle Olimpiadi e alle conseguenti grandi opere - direi che l'esponente 5Stelle ha ragione. Però non strumentalizza abbastanza. Cioè strumentalizza solo pro domo sua. Quale giornale, al di là della mitica "libertà di stampa", non ha interessi da difendere? Beh, io penso che solo una informazione esplicitamente lottizzata fra i partiti sarebbe trasparente, anche se non obiettiva. Giacché obiettività e imparzialità sono in sé impossibili. Problema che non si coglie o ci si rifiuta di vedere perché fra i tanti di soluzione troppo ardua o - meglio - di soluzione "drammatica" nel senso che risolve un problema a costo di perdere il consenso del senso pigro e comune.

I fascisti inconsapevoli

Sono state detto cose giuste e cose sbagliate riguardo la manifestazione di Macerata. Voglio solo dire la mia su un dettaglio da considerare marginale perché riguardante pochi, ma nondimeno disgustoso e rivoltante. La coincidenza con il "giorno della memoria" ha ispirato infatti un centro sociale del nord est, ma anche militanti dell'odio nel web a pronunciare slogan siffatti:
"Ma che belle sono le foibe da Trieste in giù".
E poi "I covi dei fascisti si chiudono con il fuoco; con i fascisti dentro sennò è troppo poco".
Sento il bisogno di dirlo. Non si è antifascisti nella misura in cui si odiano le persone fasciste fino a gettarle nelle foibe, insieme peraltro ad altre che fasciste non sono, né fino ad arderle vive o anche appenderle a Piazza Loreto. Si è antifascisti nella misura in cui si combatte il fascismo, anche con le armi, quando si deve. Si è antifascisti nella misura in cui si previene il fascismo, si spiegano le ragioni della democrazia, si lavora per la giustizia sociale, si applica la Costituzione Repubblicana che vieta la ricostituzione del partito fascista. L'antifascismo non è la curva nord opposta alla curva sud. Nelle curve della politica ci sono solo fascisti consapevoli opposti a fascisti inconsapevoli che giocano all'antifascismo.

venerdì 9 febbraio 2018

Il grande vuoto


Un po' c'è l'effetto imitazione in quel che è successo a Pisa. Stavolta non c'entra il fascismo e neanche il razzismo. C'entra l'impossibilità di tollerare un rimprovero per un ventunenne motociclista pericolosamente zigzagante tra la folla. Per un rampollo di famiglia delinquenzialmente militante è una "questione di onore" diciamo. Somiglianze e differenze. Ma quel che è identico a Pisa come a Macerata è la malattia dell'anima chiamata nichilismo, perdita di senso e di scopo. Quella che sta infettando il mondo dopo la caduta delle ideologie. Perde valore - fino a zero - la vita degli altri e anche la propria. Il nichilismo disperato è la madre. Fascismo, terrorismo, bullismo sono figli diversi che troppo somigliano alla madre: al grande vuoto e alla grande noia. Qualcuno, fra un bonus e l'altro, un insultino e l'altro, una banalità e l'altra, ha un progetto, un minimo di idea per riempire il grande vuoto?

mercoledì 7 febbraio 2018

Lavorare meno?

Dal capitolo "la sinistra si divide e perde fra mille contraddizioni" oggi scelgo il tema del "lavorare meno, lavorare tutti". Periodicamente torna in voga producendo disastri culturali. Come la favola secondo cui il lavoro sarebbe una torta data da dividersi fra buoni amici. E invece assolutamente no: perché il lavoro possibile è senza fine. Non c'è lavoro da dividere. C'è l'esigenza semplice e rivoluzionaria di capire che tutti possono e debbono contribuire alla ricchezza collettiva e che solo l'anarchia del sistema capitalista, mescolata ai cattivi vincoli che si è indotti ad opporvi, impedisce che l'ovvio si realizzi. Come quando si insiste nell'imbrigliare un cavallo impazzito piuttosto che cambiare cavallo.
La moltiplicazione del pane e dei pesci piace molto a destra e a sinistra. Sia con specifiche vocazioni (vedi flax tax a destra), sia con comuni, trasversali passioni (vedi no a Fornero, a fiscal compact e molto altro). Eppure qualcosa di sensato ed auspicabile è contenuto nelle favole. Oggi l'accordo in Germania fra padronato e sindacato dei metalmeccanici ne mostra un esempio. Mi piace perché aderisce ai bisogni veri ed al possibile. Mettendo fra parentesi i dettagli, i lavoratori potranno scegliere se ridurre a 28 ore la settimana lavorativa di 35 o se allungarla a 40. Con proporzionali decrementi o incrementi di salario. E con agevolazioni nel caso si chieda di lavorare meno per ragioni familiari quale l'accudimento dei figli. Mi piace perché, pur nella cornice di un sistema capitalistico, si curva ragionevolmente sui bisogni umani. Qualcosina che anche il socialismo potrà recuperare e far proprio, quando ci sarà, se mai ci sarà. La stessa ragionevolezza potrebbe investire le critiche populiste alla riforma Fornero. Contro l'illusione di una coperta troppo corta che dovrebbe coprire testa e piedi si può e si deve conquistare la libertà di decidere quando smettere di lavorare. Semplicemente pagando il giusto prezzo. Non è il socialismo, ma è una iniezione di giustizia, sostenibilità e concretezza che oggi manca alla sinistra e la rende non credibile. Così mi pare.

martedì 6 febbraio 2018

La militanza di un senza partito


Succede che uno non riesca a scegliere un partito e una militanza organizzata. Succede a me che ho avuto nella vita periodi di militanza (Psi, Pci, Pd) e periodi da cane sciolto. Sempre però con la certezza del voto almeno. Adesso mi manca anche questa certezza. Non so se voterò Liberi e Uguali o Potere al Popolo o se non voterò. Succede allora che mi senta particolarmente inutile. E' successo anche domenica scorsa. Nel mio solito bar si è aperta una discussione fra amici, conoscenti e sconosciuti clienti. Un amico difendeva le ragioni del voto a 5Stelle. Era un ex rosso. Altri, compresa la figlia, criticavano il dilettantismo dei cosiddetti grillini e opponevano le ragioni di un voto al PD. Qualcuno - una sconosciuta signora-
menava fendenti a destra e manca. Salviniana o grillina?
Non mi era chiaro. Io stavo zitto. Poi ho pensato che era inutile proporre le ragioni di Liberi e Eguali. Non avrebbero convinto nessuno. Ho preso a parlare di Potere al Popolo. Mi sembrava che potesse affascinare o almeno interessare grilini e populisti. Quasi nessuno sapeva niente di Potere al Popolo. Ma più di uno ha preso a cercare sullo smartphone, ha letto qualcosa di storia, programma e aderenti. Chissà, forse ho indotto qualcuno a votare una lista che probabilmente io non voterò. Mi è sembrato un paradosso e però l'unica forma possibile di militanza per me al momento. Domani, magari in altro bar, potrebbe capitarmi di proporre altra lista. Per fortuna mi è chiaro almeno questo: quel che non sono, quel che non voglio.

venerdì 2 febbraio 2018

Nichilismo senza cura

Lo penso e lo dico con senso di impotenza assoluta. Quello che succede a Caserta e Napoli sfida la politica e ogni progetto di civile convivenza. La professoressa sfregiata dal suo alunno a Caserta. e le baby gang di Napoli con cui Presa Diretta ci ha messo in contatto ieri. Il culto della violenza senza scopo alcuno. Fare male solo per fare male. Alla cieca. Assai più tragico di ogni assassinio motivato da passione o interesse. Terrorismo puro, peggiore di quello dell'Isis che almeno trova un qualche ignobile pretesto. In comune - fra terroristi islamici e adolescenti terroristi nostrani - l'indifferenza ad ogni punizione, fin anche alla morte. Malattia incurabile il nichilismo da vuoto assoluto. A meno di non rivoltare il Paese o forse il mondo come un calzino. Programma troppo vasto per una politica che fa a gara solo su quanto indebitarsi ancora e sciocchezzuole varie.

giovedì 1 febbraio 2018

Post impopolare sulla sinistra che non c'è


La rinuncia alla prospettiva socialista costringe la sinistra a vivacchiare con un repertorio minimo. Un po' di antirenzismo facile facile: ripristinare lo status ante Jobs Act e ante Buona Scuola. Un po' di luddismo e sindacalismo difensivo: lavorare meno per lavorare tutti. Un po' di deficit o anche molto deficit da scaricare ai futuri governi e alle future generazioni: in buona sintonia con M5S e destra. Il tentativo di frenare l'innovazione, non solo quella cattiva, perché l'innovazione porta instabilità e incertezza. Un po' di consumi in più, quali che siano, perché i consumi portano un po'di occupazione: anche i consumi di armi e di slot machine. E - perché no?- anche un po' di minnitismo gentile per frenare l'immigrazione che non si sa gestire in patria né condividere con l'Europa. Magari giustificando i morti in mare e gli stupri in Libia, convincendosi opportunisticamente che l'immigrazione è il piano del diavolo Soros per comprimere salari e diritti. Il capitalismo è innominato. Si chiama "neoliberismo" (che non è la stessa cosa). Eppure io, in solitudine, credo che il socialismo è la risposta assente che sposerebbe flessibilità, libertà, innovazione e sicurezza. L'appropriazione collettiva degli strumenti di produzione ci libererebbe dal dilemma tragico e insulso fra disoccupazione e morire dei fumi dell'Ilva. Consentirebbe di coniugare sicurezza e mobilità del lavoro. Consentirebbe di non aggrapparsi ad un lavoro diventato inviso. Un socialismo democratico (ma non la socialdemocrazia indistinguibile da centro). Un socialismo non burocratico, ma governato dalle comunità. Un socialismo che farebbe apparire ovvio che non conviene che il vicino dorma sotto i ponti e che la sua intelligenza sia sprecata. Un socialismo che è urgente e di cui nessuno parla più.
P.S. Davvero non mi aspetto "mi piace". Mi aspetto solo dissensi.