mercoledì 30 maggio 2018

Essere generosi low cost


Stanco delle estenuanti narrazioni della politica politicante, la mia attenzione si è fermata su un episodio di cronaca francese. Quella del bambino, solo a casa, precipitato e miracolosamente appeso alla ringhiera del balcone di sotto, salvato da uno spericolato e altruista giovane del Mali che si arrampica per quattro piani. E Macron, il Presidente francese così duro verso migranti ed abusivi vari, immediatamente lo convoca e gli conferisce la cittadinanza e un lavoro di pompiere. Geniale. Mostrare la generosità sua e della Francia senza esporsi alle contumelie della nazione lepenista, vinta, ma non doma. Già, ma così il pensiero torna alla politica politicante, quella dei gestii esemplari che nulla cambia e nulla vuole cambiare. Per uscirne ho fatto una scommessa con me stesso che mai potrò verificare. Saputo che il bambino era solo a casa perché la madre era al lavoro e il padre aveva lasciato il figlio per giocare a pokemon (o qualcosa di simile), ho scommesso che al primo presunto sgarbo di un insegnante all'adorato pargolo, quel padre non la avrebbe fatta passare liscia all'estraneo. "Così è la politica, così sono gli umani", concluderebbe un marziano.

sabato 26 maggio 2018

La povertà che avvolge


Abito in centro e il sabato vado a prendere il mio caffè nel centro del centro, nel Liberty di Ostia. Poi normalmente torno a casa per leggere il giornale o scambiare messaggi con gli amici in rete. Voglio dire che oggi ho sentito più del solito la povertà che cresce, non risparmia il centro, e non ci consente di non vedere. Ci abbraccia, ci strattona. Al bar, mentre gusto passeggio, sole, caffè e sigaretta, un giovane nero mi sbatte sul tavolino calzini e altro e mi chiede di comprare qualcosa. Dico no, come sempre. Ho scelto di concentrare il mio obolo verso immigrati che spazzano le vie e non stendono la mano, ma hanno un contenitore per terra e un cartello che propone di essere remunerati per un lavoro utile. Il giovane nero quando gli dico che la sua merce non mi interessa, passa alla richiesta pura di elemosina: "dammi qualcosa per mangiare". Ma interviene la proprietaria in modo sgarbato. E così a me e alla persona a me vicina passa la voglia del caffè. Infatti lei mi dice di andar via. Andiamo per il lungomare. Passiamo accanto alla mensa Caritas. Fuori al cancello c'è una folla dispersa che aspetta: bianchi, neri, anziani, giovani, bambini. Bambini che anche gli apologeti della mano nascosta liberista che fa giustizia secondo i meriti faticherebbero a giudicare colpevoli di qualcosa. Bambini che non hanno meritato una casa e un pasto in famiglia? Acceleriamo il passo. Ma ci ferma un ragazzo nero seduto per terra accanto ad un distributore di benzina. Ci chiede di indicargli la sede della guardia medica.Gli diamo le indicazioni. E lui ci chiede ripetutamente : "Non si paga,vero?"Non si paga"?'. "Non si paga". Si sta facendo tardi. I bidoni delle immondizie sono assaltati non solo dai "professionisti" rom oggi. Sui muri, vicino casa, ci sono manifesti artigianali stampati al computer. Ricordano che due quattordicenni sono stati aggrediti e rapinati presso la pineta, a due passi da casa mia. Il manifesto si conclude invitando a sgomberare i campi abusivi in pineta. Lo dice così, senza particolari toni razzisti o leghisti. Dà per scontato e forse a ragione un rapporto di causa ed effetto fra quei campi e l'aggressione subita dai due adolescenti. Sì, la povertà, l'isolamento e il degrado non ci daranno pace. Sarà sempre peggio. A casa sul giornale e su facebook ora leggerò di Conte che prende democraticamente il taxi e ci saranno quelli che dicono che questa è una presa in giro. Invece questo, invece quello. Invece quello che va a piedi. Invece quello che va in bus. Non si parlerà di politica. Non si parlerà di quel che ho visto oggi. Non si cercheranno risposte. Al più si darà la colpa all'euro.

giovedì 24 maggio 2018

La speranza contro ogni evidenza


Credo alla eterogenesi dei fini e credo che gli uomini - anche un uomo solo talvolta- possano riuscire a rovesciare il tavolo. Per una improvvisa conversione, magari. Del resto quello che i rappresentanti del popolo vorrebbero fare non somiglia affatto a quello che i cittadini vorrebbero: alcuni spaghetti, altri marmellata, ma nessuno spaghetti alla marmellata. L'unica (flebile) speranza allora è che Becket- Conte, nominato dal suo re (ovvero dai due consoli) per essere esecutore, diventi interprete (vedi distinzione di Zagrebelsky). Fino a rendere armonico uno spartito cacofonico. Il contratto è tanto pletorico, vago e contraddittorio che il premier travicello può darvi coerenza interpretativa. Può sterilizzare il salario di cittadinanza e le istanze degli ultimi. Può fare anche il contrario: sterilizzare l'orrenda flat tax, lasciando il nome e niente più e avviare una riforma vera dei servizi per l'impiego e trovare consenso per la piena occupazione e/o un reddito per tutti. Non scommetto affatto che lo farà. Credo di no. Ma può provarci. Triste la vita dell'esecutore, no?
P.S. Il riferimento, che ho usato per altri attori politici in passato, è a Becket, compagno di bagordi di re Enrico di Inghilterra, da questi nominato arcivescovo. Nel dramma di Anouhill Beckett prende suo serio il nuovo ruolo fino a sfidare chi lo ha nominato.

mercoledì 23 maggio 2018

Salario di cittadinanza e la bussola che non c'è


Se dovessimo seguire i canoni dell'economia reale, non dovremmo dimenticare che solo il lavoro vero - quello che produce ricchezza alla collettività, insieme a reddito a chi lo esercita - conta davvero. Per me lavoro vero è quello dei migranti che ripuliscono le strade di Ostia in cambio di una moneta facoltativa. Pessima modalità per un lavoro vero. E' lavoro vero quello dei giovani sottopagati, in attesa di un salario minimo a venire, che servono con grazia nei bar e ristoranti. Non è lavoro vero quello dei gladiatori di latta al Colosseo. No è lavoro vero quello degli abusivi che riempiono i marciapiedi di merci fasulle. Non è lavoro vero quello dei tabaccai che vendono mille varianti di gratta e vinci alle pensionate. Se questo è vero, ci sono tanti lavori finti da promuovere e tanti da rimuovere. Se questo è vero, il salario di cittadinanza non è spreco solo se accompagnato da lavoro socialmente utile o - meglio - se inserito in un quadro di apprendistato pubblico che accompagni o ri-accompagni al lavoro chi lavoro non ha. Un anno di tempo per riformare i servizi per l'impiego? Un anno può bastare solo nel caso difficilissimo che si acquisisca la bussola giusta.

sabato 19 maggio 2018

La meglio gioventù e quella fortunata


Stamattina ho partecipato, alla biblioteca Elsa Morante di Ostia, all'incontro per la presentazione del libro di Daniele Errera e di Livio Ricciardelli "Il cinema di David Lean" (edizioni Efesto). Non conoscevo Livio, ma conosco da tempo Daniele. Da dieci anni, cioè dal mio trasferimento ad Ostia. L'ho conosciuto come segretario dei locali giovani PD. L'ho conosciuto multiforme ed attivo su tante cose: la politica, il volontariato (con periodiche iniziative di promozione della donazione del sangue, e non solo), come promotore di varie occasioni di formazione per gli adulti (ho frequentato un corso di inglese da lui promosso), come studente ed ora laureato in economia, come autore di un precedente libro, assai stimolante, sul tema del rapporto calcio e contesto politico. Non l'ho incontrato come pony express, il suo lavoro, quello con cui si mantiene. Stimolante anche il libro presentato oggi, con il brillante coautore. Una presentazione iniziata con la domanda: "Conoscete David Lean"? Quasi nessuno nella sala affollata da giovani e da pensionati lo conosceva. La seconda domanda : "Avete visto "Il dottor Zivago, "Lawrence d'Arabia", "Il ponte sul fiume Kuway"? Sì. Appunto il libro indaga anche sul fenomeno per cui talvolta conosciamo più gli autori, talvolta i film di cui invece ignoriamo i registi. Benché premiati due volte con l'Oscar, come Lean. Mi interessa però dire della meglio gioventù italiana che pensa, fa progetti, consegna pizze e produce parallelamente un lavoro vero e non pagato. Quanto resisterà la meglio gioventù prima di darsi alle birrette o scappare via?
Tornato a casa, invece che il telegiornale, in Tv ho trovato le nozze di Harry e Meghan. Ho pensato quanto conti la Fortuna nel mondo ed anche nel liberale Regno Unito. Ho sorriso, ma - giuro- senza acrimonia, quando il sacerdote officiante chiedeva agli i sposi di promettersi fedeltà nella ricchezza e nella povertà. Quale povertà? Ho sorriso quando ho appreso che Meghan si è convertita al rito anglicano. Avrebbe potuto non farlo? Ho pensato che neanche i privilegiati sono liberi ovviamente e che il privilegio non li assicura dal dolore. E non me ne compiaccio affatto. Ho pensato agli sposi che il caso ha scelto come oggetto del nostro voyeurismo. Nient'altro. Un abbraccio al mio amico Daniele.

venerdì 18 maggio 2018

Il linguaggio onesto per un'Italia seria


Sarebbe onesto dire: "Non vogliamo migranti". Discutibile, pensando fra l'altro, che siamo un Paese a rischio di estinzione demografica. Onesto comunque dirlo. Però direi che è disonesto aggirare il tema proponendo la lotta al "business sugli immigrati". Anche perché è nelle mani della politica che non ci sia business alcuno, pur accogliendo. Anche pretendere una revisione del trattato di Dublino e che il peso dei migranti sia distribuito in Europa sarebbe cosa sacrosanta. Assai più che pretendere la cancellazione del debito per farci una pizza a spese dei creditori.

Promessa e tifo


Prometto di fare il tifo per il governo prossimo venturo. Lo farò facilmente perché non ho tessere. Lo farò perché si deve. Lo farò, ma temo che sarà un disastro. Diciamo che le critiche che farò si debbono interpretare come contributi al successo del governo. Che di critiche e suggerimenti avrà bisogno.

Promemoria per il tempo atteso della serietà e della ragione


Non dire e non proporre cose come "dare lavoro" o "creare lavoro". Sono frasi infette. Perché suggeriscono che sia auspicabile qualunque attività che dia reddito, compreso l'impiego nelle slot machine, come gladiatori al Colosseo, come impiegati nelle fabbriche di mine, come operai addetti alla cementificazione delle coste, etc. Perché suggeriscono che gli sprechi, i consumi e i festini dei più ricchi sono una manna per i più poveri che vi trovano impiego. Perché non bisogna separare il reddito di chi lavora dalla bussola dei servizi alla collettività. Diciamo allora: "Non sprechiamo nessuno". Diciamo: "Tutti al lavoro vero". Si può e si deve.

mercoledì 16 maggio 2018

Loro, chi? Lui, chi?


Ho sentito pareri diversi sull'ultimo lavoro di Sorrentino. Giorni fa ad esempio Rampini e Severgnini. Per il primo un capolavoro assoluto. Per il secondo un capolavoro mancato.Io resto fedele al metodo di registrare le mie emozioni e poi analizzarle. Ebbene, né Loro 1, né Loro 2 mi hanno procurato grande emozione. Diversamente da "La Grande bellezza" e da "Il divo" dello stesso autore. Dubito anche che una buona qualità del ri- montaggio, necessario per l'annunciata edizione unitaria dei due Loro, per il mercato internazionale possa rendere il film memorabile.
Sorrentino ha dichiarato di non avere voluto un film militante, antiberlusconiano. D'accordo. Però il film raccoglie sostanzialmente il noto repertorio. E lo fa proprio narrando quel repertorio: soprattutto quello del Berlusconi gaudente; ma anche quello dell'acquirente di parlamentari responsabili, etc. Mescolando personaggi della realtà, con nome e cognomi noti, e personaggi con altri nomi, l'attenzione dello spettatore (la mia almeno) è sviata alla ricerca di quelle identità senza nome. Quello, il poeta cortigiano, è Bondi. Lei è Santanché, giacché Berlusconi d ice che con lui condivide lo stesso chirurgo plastico. Etc. Sorrentino non ha voluto metabolizzare e sintetizzare quelle storie. Non facendolo si è lasciato imbrigliare da un calco verosimile della realtà. Così resta in uno spazio di mezzo rispetto al Berlusconi inventato da Moretti e da quello del documento su Berlusconi di Sabina Guzzanti. Sorrentino ci racconta quindi a lungo, molto a lungo, quei Loro che sono i cortigiani, politici e faccendieri che debbono ridere alle sue barzellette perché non hanno altre risorse per trovare un posto nel mondo. E le olgettine che si contendono l'alcova e subiscono preventive ispezioni. Loro sono anche gli uomini che lavorano a salvare il salvabile all'Aquila distrutta anche dagli altri Loro che hanno fatto economia dove non si doveva e che poi hanno riso felici perché il disastro produce "lavoro" e profitti. Quegli uomini che lavorano davvero sono inquadrati nella scena più bella del film, in una inquadratura buia e cupa, mentre tirano il fiato. Una scena che arriva forse troppo tardi. Con i sottotitoli che scorrono mentre il pubblico si alza dalle poltrone in sala. Beh, sto raccontando un film che in parte non c'è e che poteva esserci.

2030:lezione in una classe elementare


Nelle classi elementari del 2030, nella materia (se ci saranno le materie) "cultura politica" una lezione - La sovranità - inizierà col motto partenopeo "ca nisciuno è fesso". E si svilupperà così. "Sovranità significa partecipare alle decisioni in un territorio e in una comunità determinata. Se si conviene che nel nostro piccolo territorio decidiamo solo noi, dobbiamo accettare che gli altri decidano da soli nel loro territorio. Quindi gli abitanti della foresta amazzonica potranno decidere di abbattere la "loro" foresta per cuocere caldarroste, anche se a noi mancherà l'ossigeno. Ogni comunità potrà riempire di plastica il proprio mare e pazienza se il mare che non ha patria porterà una dose di quella plastica a noi che usiamo solo contenitori biodegradabili. Ogni comunità potrà sperimentare la sua atomica nel proprio cielo e pazienza se un po' di radioattività non sarà risparmiata a noi che rifiutiamo l'atomica. Infine, non è scontato che noi ci si possa indebitare con i pensionati tedeschi e norvegesi, quindi stracciare il debito per amore sviscerato verso i nostri pensionati e poi contrarre nuovi debiti. P.S. Cari bambini, nel 2018 tutto questo non era chiaro neanche agli adulti. Neanche ai governanti. Che però forse fingevano di non saperlo. Cosa significhi "fingere", anche con se stessi, per restare a galla è l'argomento della prossima lezione".

martedì 15 maggio 2018

A chi tornano i conti: una previsione


I 5Stelle volevano il salario di cittadinanza. Ne avranno una dose omeopatica o simbolica. La Lega voleva la flat tax al 15%. Avrà qualcosa che le somiglia molto: due aliquote che comunque premieranno i più ricchi. Diranno che quelli non ricchi o propriamente poveri non ci perderanno nulla comunque perché non pagheranno di più. Anzi anche loro ne avranno un vantaggio. Perché quelli che hanno quattrini investiranno - non importa in cosa: slot machine, fabbriche di plastica, mine antiuomo, che comunque daranno lavoro. Come la mafia, come lo spaccio, etc. Certamente i conti non torneranno. Per farli tornare si taglieranno
ancora i trasferimenti ai Comuni e ai servizi. Alla Scuola, all'Università e alla Sanità. E si darà spazio a Scuola, Università e Sanità private. I 5Stelle e noi tutti avremo la consolazione di un taglio ai vitalizi dei politici. Questo ci dovrà bastare. Se i conti non torneranno ancora faremo debiti e litigheremo con la perfida Europa. Amen.

lunedì 14 maggio 2018

Non ci sono innocenti


M5S e Lega assumeranno la responsabilità principale di un orrendo pasticcio. Non potendo rinunciare a troppe delle loro promesse di segno diverso - tranne la convergenza anti-immigrati e anti-Fornero - si sommeranno salario di cittadinanza e flat tax (e sterilizzazione dell'incremento Iva), componibili solo nell'incremento del debito, oltre che nella ferita grave alla promessa costituzionale di una fiscalità progressiva. Cioè preparando un bidone ai futuri governi, alle future generazioni e al futuro tout court. Inevitabile e già programmata la ventata sovranista o patriottica (???) contro la Ue. E si sceglierà un finto premier ostaggio dei collaboranti-contendenti.
Ma Di Maio e Salvini non sono i soli responsabili. Responsabile è anche il PD che ha scelto il "tanto peggio, tanto meglio". Responsabile è anche la sinistra-sinistra (o sedicente "sinistra") che si è dimostrata incapace di proporre progetti radicali alternativi e sostenibili. Responsabile è Berlusconi che avvelenò i pozzi insegnandoci individualismo e opportunismo. Responsabile è Adamo ed è Eva e sono io che non mi impegno abbastanza a comunicare le poche cose di cui sono convinto.

sabato 12 maggio 2018

Cronaca di un pomeriggio di sabato con piccoli incidenti


Usciamo di pomeriggio, io e la persona a me più vicina (ma qualche volta lontana). Al pontile di Ostia c'è una sagra con immigrati e "indigeni" che propongono merce bruttina o contraffatta su banchi e per terra, mentre odore pesante di fritto si leva da postazioni che cuociono cose che non so. Però molti mangiano felici su tavolini incerti. L'unica cosa piacevole mi appare il tramonto. Andiamo nel centro pedonale Liberty come rifugio in cui prendere il sole. Lì per me è tutto piacevole. Lontanissimo dalle brutture e dalla Ostia degli Spada. All'aperto consumiamo il caffè servito da una ragazza carinissima, come tutte le ragazze di Ostia impiegate in bar e ristoranti. Dopo il caffè per me la sigaretta, guardando il passeggio. Mentre la sigaretta è prossima alla fine succede che un uomo maturo seduto a qualche metro mi dice: "Per favore, la sigaretta mi dà fastidio". Rispondo: "Ok, la spengo". A me viene da pensare che i bulli, numerosissimi a Roma e ad Ostia, avrebbero colto l'occasione per riempire di botte quell'uomo infastidito dalla sigaretta legittimamente fumata all'aria aperta. Ma l'implacabile mia compagna di vita mi sussurra: "Bello, sforzo il tuo: la sigaretta era finita". "Sì, ma la avrei spenta in ogni caso", dico io. Torniamo a casa. E appena fuori dal centro pedonale mi accorgo che ogni regola vien meno. Un gruppo di ragazzi si passa una palla correndo fra la gente. Succede che una pallonata mi colpisce e sporca il mio maglioncino blu. E succede che io, già maldisposto, rivolga una parolaccia al gruppo. Anzi due parolacce. Non doveva essere un gruppo di bulli, sennò non sarei qui a raccontare questa sciocchezzuola. Ma ancora una volta la persona a me più vicina mi contesta. Anche perché io cerco di giustificare le mie parolacce . "Se avessero spazi per giocare, non giocherebbero a palla tra la folla, non lo capisci"? Io non sono convinto. Penso piuttosto di essermi imbattuto in un piccolo episodio del conflitto fra giovani e maturi, nella voglia di contestare contro regole e ordine, senza consapevolezza ovviamente. Ad una certa età le coppie cercano ogni pretesto di litigio, mi sembra.

venerdì 11 maggio 2018

Domande sulla patologia e sulla patologia della politica


Ho letto del suicidio assistito in Svizzera dello scienziato australiano David Goodall. Non era particolarmente malato. Semplicemente aveva 104 anni. Ed era stanco di vivere nell'inerzia dopo una vita assai attiva. Ho ripensato al personaggio del bel film di Valeria Golino,"Miele". Lì l'uomo che chiede di essere aiutato a morire e poi deve far tutto da solo non è così vecchio.Semplicemente ha noia della vita. In due film più recenti invece, quello di Marco Bellocchio, "Fai bei sogni", e uno visto ieri, di Alina Marazzi, "Un'ora sola ti vorrei", si ripercorrono le storie vere di due madri, quella del giornalista-scrittore Massimo Gramellinii nel primo e quella della regista nel secondo. Entrambe suicide. Entrambe dichiarate "depresse". Così mi sono chiesto cosa cambi essere dichiarate "depressi", anzi, forse non casualmente, "donne depresse", in caso di suicidio. Più arditamente mi sono chiesto se non sia patologico, altrettanto o di più, aggrapparsi ad una vita senza gioa. E infine mi sono chiesto cosa induce noi, uomini e donne, nella dimensione della politica, ad occuparci di banalità piuttosto che progettare insieme le condizioni della felicità possibile, compresa la fuoriuscita dal dolore.

mercoledì 9 maggio 2018

Ricordare Peppino Impastato

Il 9 maggio del 1978 veniva assassinato Peppino Impastato. Non veniva assassinato "anche" Impastato. Non serve ripercorrerne la storia su fb. Chi vuole può conoscerlo in tanti modi. Non troppo interessante per i media (che però ci condizionano sì, ma sono pur condizionati dalle nostre emozioni), alcuni ne hanno scritto e Marco Tullio Giordana è. riuscito a fargli giustizia nell'anno 2000, consegnandolo alla nostra memoria con i suoi "I cento passi". La storia di Peppino è straordinaria non solo per il suo coraggio di cronista contro la mafia e i politici complici, bensì per il percorso di emancipazione che compì dal suo contesto ambientale e familiare. Liberarsi dal padre è forse il suo messaggio più prezioso. Rivedrò stasera "I cento passi" ( sulla 7) per onorarne la memoria. 
P.S. Il 9 maggio di 40 anni venivano assassinati due uomini diversamente grandi. Non è colpa del più ricordato la scelta dei media e lo spazio limitato di cui comunque i media e noi stessi disponiamo per la nostra attenzione.

Eleonora Moro che consegna le Brigate cosiddette “rosse” all'abisso dell'infamia


Nei 55 giorni fra il sequestro (e sterminio della scorta) e l'esecuzione, ho trovato il momento più atroce nel colloquio telefonico fra il giustiziere Moretti ed Eleonora, moglie di Moro. Moretti dice ad Eleonora che solo un intervento della DC può fare recedere le Br dall'eseguire la sentenza. Le voci si accavallano. Moretti teme di essere intercettato e vuole chiudere. Allora Eleonora ha parole tremende, parole semplici, parole di sconvolgente “ipocrisia” dettate da un amore senza limiti. “Le chiedo scusa” dice al carnefice. Al carnefice che dispone della vita dell'uomo amato. Non basteranno le scuse. Non basterà niente. Ma quel colloquio per me consegna definitivamente le Br alla spazzatura della Storia. L'assassinio, preceduto da torture infami a Moro e alla sua famiglia, non avvierà rivoluzione alcuna. La Storia ci dirà che il proletariato non sarà emancipato, ma sconfitto e frantumato. La Storia ci dice che la violenza cieca, perpetrata da sedicenti interpreti del proletariato, non conduce alla Rivoluzione, ma all'abisso.

lunedì 7 maggio 2018

Intanto a Roma


Intanto a Roma l'ennesima vittima - una ragazza di 25 anni in motoretta- sull'Ostiense per il fondo stradale deformato.
Il boss del litorale impunemente cementificato, Papagni, schiaffeggia il giornalista di Report (ma non gli dà testarte e non lo insegue col randello) e i ragazzi del clan Casamonica, la famiglia mafiosa resa celebre per il funerale pomposo, kitsch e invasivo al patriarca, picchia a cinghiate una disabile che protesta perché loro pretendono la precedenza al bar. Non in un momento di ira o di perdita della ragione. Tornano e picchiano il barista romeno. Sanno di essere immuni da pene o sanno che non possano non dare l'esempio.
E i cittadini romani passeggiando per il centro, presso i palazzi del potere, tra cumuli di immondizia contesi da topi e gabbiani, arrossiscono di vergogna osservando i turisti perplessi e indovinando il senso delle parole che si scambiano nella capitale più sporca d'Europa.
Però Di Maio ha rinunciato ad essere premier e Salvini non molla Berlusconi.. Interessante. In attesa della riforma della Pubblica Amministrazione, in attesa della riforma della Giustizia lenta che non fa giustizia , in attesa che la città recuperi le risorse sequestrate dai corrotti e dai privilegiati. .

giovedì 3 maggio 2018

Oltre le frivolezze di quella che chiamiamo " politica"


La notizia che interessa pochi è che il Pil cresce all'1,5% cioè meno che in ogni altro Paese europeo. Non interessa quelli che oggi crescono di più con la finanza o sottopagando i lavoratori. E non interessa i dimenticati che restano dimenticati col Pil all'1,5% come col Pil al 3%. A me non interesserebbe per nulla se avessimo un progetto di decrescita felice. Che però non abbiamo. Quindi la stagnazione è segno del fallimento totale delle politiche di "sviluppo" di questi anni.
La notizia che non interessa proprio nessuno è quella che nel 2065 l'Italia avrà 6,5 milioni di cittadini in meno, per il saldo negativo fra nascite e decessi e malgrado la vituperata immigrazione. Non interessa nessuno che l'Italia e soprattutto il Sud saranno territori desertificati in cui i nostri pro-pronipoti faticheranno a mantenere vispi centenari. Non ci saremo e non vedremo. E non ci saranno, non vedranno e non dovranno rendere conto i politici che blaterano di pericolo immigrazione e di revisione della Fornero nel senso di tornare a pensionati più giovani. Conclusioni possibili: 1. La politica fa bene ad infischiarsene della verità e delle generazioni future giacché ne sarebbe penalizzata e giacché noi contemporanei ce ne infischiamo. 2. Non vogliamo la verità e preferiamo fingerci "buoni". 3. Se esistesse o quando esisterà un'etica di responsabilità verso il futuro dovremo avere Costituzioni rigide e custodi che definiscano assai più di oggi principi inderogabili di rispetto per quelli che verranno.

martedì 1 maggio 2018

Buon Primo Maggio


Poiché ritengo che la ragione e la democrazia socialista siano sorelle del diritto-dovere al lavoro, auguro che l'intelligenza incontri gli sfruttati, gli esclusi e gli uomini di buona volontà. Contro il senso comune attuale che suggerisce non ci sia lavoro per tutti. Invece c'è e solo un sistema malsano lo nasconde, nel mentre offre a molti pseudo-lavori oppure (solo un po' meglio che niente) assistenza. Lottare serve soprattutto contro la nostra pigrizia mentale. 
Buon Primo Maggio.