mercoledì 23 maggio 2018

Salario di cittadinanza e la bussola che non c'è


Se dovessimo seguire i canoni dell'economia reale, non dovremmo dimenticare che solo il lavoro vero - quello che produce ricchezza alla collettività, insieme a reddito a chi lo esercita - conta davvero. Per me lavoro vero è quello dei migranti che ripuliscono le strade di Ostia in cambio di una moneta facoltativa. Pessima modalità per un lavoro vero. E' lavoro vero quello dei giovani sottopagati, in attesa di un salario minimo a venire, che servono con grazia nei bar e ristoranti. Non è lavoro vero quello dei gladiatori di latta al Colosseo. No è lavoro vero quello degli abusivi che riempiono i marciapiedi di merci fasulle. Non è lavoro vero quello dei tabaccai che vendono mille varianti di gratta e vinci alle pensionate. Se questo è vero, ci sono tanti lavori finti da promuovere e tanti da rimuovere. Se questo è vero, il salario di cittadinanza non è spreco solo se accompagnato da lavoro socialmente utile o - meglio - se inserito in un quadro di apprendistato pubblico che accompagni o ri-accompagni al lavoro chi lavoro non ha. Un anno di tempo per riformare i servizi per l'impiego? Un anno può bastare solo nel caso difficilissimo che si acquisisca la bussola giusta.

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